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Lavoro domestico in Italia: metà dei lavoratori è irregolare. Urgente una strategia nazionale

Roma, 6 maggio 2025 – Il lavoro domestico in Italia è una colonna portante del welfare familiare, ma resta troppo spesso in una zona d’ombra. Secondo una recente indagine condotta da Nuova Collaborazione in collaborazione con il Centro Einaudi di Torino, nel 2023 circa 1,6 milioni di persone hanno lavorato in questo settore, ma il 50% lo ha fatto in condizioni di irregolarità. Solo 833.874 lavoratori risultano regolarmente assunti, con una netta predominanza femminile (88,6%).

Un’economia invisibile ma cruciale

Il lavoro domestico è definito una vera “economia invisibile”, che rappresenta da sola il 27% dell’economia informale italiana. A svolgerlo sono per lo più donne migranti, spesso senza diritti né tutele. Per Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione, è urgente trasformare questa realtà in priorità pubblica, attraverso una strategia nazionale condivisa con famiglie, istituzioni e lavoratori.

Famiglie in difficoltà: spese in calo e indebitamento

Dal 2014 si osserva un progressivo calo nella spesa per i servizi di cura, sintomo di difficoltà economiche crescenti. Tra le famiglie con redditi inferiori a 2.000 euro mensili, ben l’85% ricorre a risparmi o debiti per far fronte ai costi dei collaboratori domestici.

La situazione peggiora nel Mezzogiorno, dove i lavoratori regolari sono molti meno rispetto al Nord-Ovest (31%) e al Centro Italia (28%), alimentando una pesante disparità geografica e penalizzando ulteriormente l’occupazione femminile.

Un settore femminile, straniero e non tutelato

L’età media dei lavoratori domestici è di 51,5 anni e il 69% è straniero. Tuttavia, il numero di italiani nel settore è cresciuto del 20% dal 2014. La mancanza di percorsi formativi omogenei rappresenta però un ostacolo concreto alla professionalizzazione del settore.

Le proposte: incentivi e formazione

Per uscire dalla trappola dell’irregolarità, Nuova Collaborazione propone un piano in quattro punti, che include:

  • un credito d’imposta flessibile per le spese di cura,
  • un bonus per l’assunzione domestica,
  • formazione certificata e accessibile,
  • una maggiore sinergia istituzionale.

L’obiettivo è doppio: tutelare i lavoratori e alleggerire il carico delle famiglie, promuovendo al tempo stesso inclusione sociale e legalità.

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