I dati di una ricerca dell’Ismu. Il ministro dell’Istruzione Gelmini: “Favorevole alle classi ponte”
Milano – 2 dicembre 2008 – I figli degli immigrati vogliono andare all’università e aspirano a un lavoro intellettuale, anche se il loro rendimento scolastico è peggiore rispetto a quello dei compagni italiani.
Lo rivela la ricerca dell’Ismu “Somiglianze e differenze. Le nuove generazioni nella società multietnica”, a cura di Guia Gilardoni, presentata ieri a Milano.
Nell’anno scolastico 2006-2007 gli studenti con cittadinanza non italiana presenti in Lombardia sono 121.520. L’Ismu ha lavorato su un campione di 17.225 preadolescenti (11-14 anni) che vivono in Lombardia, tra italiani, stranieri e figli di coppia mista, mette a fuoco i percorsi di inserimento dei figli degli immigrati fuori e nella scuola.
Gli alunni stranieri presentano un rendimento scolastico peggiore degli italiani. Mentre il 45,6% dei maschi italiani dichiara di avere un rendimento buono, la percentuale scende a 31,1 per gli stranieri e al 39,3 per i figli di coppia mista.
Le alunne latinoamericane sono quelle che hanno i risultati più scarsi: tra quelle che vivono in Italia da sempre, solo il 3,8% dichiara di avere un rendimento alto, mentre 15,4% confessa di avere un rendimento scarso. Le studentesse che vanno meglio a scuola sono invece l’esteuropee, tra coloro che sono in Italia da meno tempo, e quelle asiatiche e sudafricane tra coloro che sono qui da più tempo.
Tra i maschi stranieri gli africani sono quelli che hanno le relazioni più frequenti fuori della scuola: il 43,5% si incontra spesso con amici italiani fuori dalle aule. I più isolati invece sono gli asiatici: il 15,9% dei maschi dichiara di non vedere mai amici italiani fuori della scuola, il 60% delle femmine ha relazioni nulle o poco frequenti.
Il 35,5% degli alunni stranieri dichiara di non sentirsi italiano, contro il 32,6% che dichiara di sentirsi italiano. Il 77,1% dei figli di coppia mista invece dice di sentirsi italiano. Rispetto alle aree di provenienza si nota che gli africani maschi si sentono italiani più degli altri (42,% contro una media del 33,4%). Mentre i latinoamericani mostrano le percentuali più elevate circa il non sentirsi italiani (42,2% dei maschi, 48,2% delle femmine).
Studio e lavoro, aspettative future. Il 35,8% degli stranieri maschi vuole iscriversi a un Istituto tecnico professionale (contro il 33,4% degli italiani e il 33,3 dei figli di coppia mista) e solo il 23,2% al liceo (contro il 38,2 degli italiani e il 35,8 dei figli di coppia mista). Invece la maggioranza delle femmine straniere aspira al liceo (36,1% contro il 56,2% delle italiane e il 55,5% delle figlie di coppia mista) e non all’Istituto tecnico professionale (25,6%).
Infine il 43,9% dei maschi e il 54,2% delle femmine ha intenzione di iscriversi all’università, dato che sale al 49,5 e al 61,7 per i figli di coppia mista. La maggior parte degli stranieri (30,8% dei maschi e il 49,9% delle femmine) e figli di coppia mista (36,7% dei maschi e il 50,9% delle femmine) aspira un domani a una professione intellettuale.
I dati rivelano che mentre per gli italiani e i figli di coppia mista la cosa più facile è comprendere l’italiano, per gli stranieri è leggerlo. Mentre per tutti indistintamente la cosa più difficile è scriverlo. L’essere nati in Italia non costituisce un requisito sufficiente per la piena padronanza della lingua: i maschi stranieri nati in Italia (91,4%) rimangono indietro di 5 punti percentuali rispetto agli italiani (96,6%).
Ma nell’universo dei ragazzi stranieri che vivono in Italia ci sono anche i minori non accompagnati (separated children). Un fenomeno quello dei migranti-bambini che non accenna a diminuire, come si legge in “Separated children. I minori stranieri non accompagnati”, a cura di Rita Bichi, un’altra indagine pubblicata dall’Ismu.
Al 30 settembre 2007 i minori straneri non accompagnati in Italia erano 6.554. Si tratta per la maggior parte di maschi (91,04%) che provengono soprattutto da Marocco (1.514), Albania (1.163) e Palestina (914). La Lombardia è la seconda regione più interessata dal fenomeno con 1.053 casi registrati. La prima è la Sicilia (2.133), anche se il dato risulta alterato dal fatto che l’isola è semplicemente il primo punto di approdo dei migranti dal Sud del Mediterraneo.
Gelmini: “Sì alle classi-ponte”
Ieri, in un’intervista alla Stampa, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha detto che "Un supporto aggiuntivo ai ragazzi immigrati ci vuole".
"Sono efavorevole alle classi ponte – ha aggiunto – ma ci saranno anche corsi pomeridiani di italiano per stranieri". Il ministro ha poi detto di non sapere ancora come saranno organizzate: "si formerà una classe, è un problema didattico, organizzativo, didattico, non certo di razzismo".