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L’Economist all’attacco della Lega: “Non ha fermato l’invasione”

Il settimanale polemizza anche l’accordo "controverso" con la Libia Roma, 13 agosto 2010 – L’Economist polemizza con la Lega Nord. Nel numero in edicola oggi, nella rubrica ‘Charlemagne’, dedicata questa settimana ai problemi dell’immigrazione in Europa, il settimanale britannico mette in dubbio le dichiarazioni del partito di Bossi di "aver fermato l’invasione".

"Non e’ vero -scrive l’Economist- come la Caritas ha fatto notare questa settimana, anche nel 2008, quando gli attraversamenti del Mediterraneo erano al loro massimo, gli ingressi in Italia via mare erano comunque solo un quinto del totale stimato. E l”invasione’ – aggiunge l’Economist – potrebbe non essere stata fermata, almeno, non per sempre". L’Economist rileva come a meta’ agosto, "tradizionalmente il momento di maggiore intensita’ nel traffico migratorio del mediterraneo" non vi siano sbarchi di "migliaia di africani e asiatici disidratati sulle spiagge delle Canarie, del sud della Spagna, della Sicilia e di altre isole italiane". Anche se, aggiunge il settimanale, citando i 40 nordafricani giunti a Linosa l’8 agosto, gli sbarchi non si sono interrotti del tutto.

Tra le misure adottate in Europa contro l’immigrazione illegale, il settimanale cita anche l’accordo "controverso" tra il governo Berlusconi e la Libia, "che consente alle pattuglie italiane di respingere gli immigrati intercettati nelle mani della polizia di Gheddafi prima che essi abbiano la possibilita’ di chiedere asilo". L’Economist ricorda che, "tra quanti tentavano di entrare in Italia attraverso il Mediterraneo, una percentuale alta era composta sempre da rifugiati politici. Nell’anno di maggiore afflusso, il 2008, quando vi furono 36mila sbarchi, tre quarti chiesero protezione umanitaria. Quasi la meta’ delle richieste -sottolinea l’Economist- venne accolta".

"La realta’ -secondo il settimanale- suggerisce che, in risposta all’accordo tra Gheddafi e Berlusconi, quanti in passato tentavano di entrare in Italia, stanno ora trovando piu’ a est il loro ingresso in Europa, e piu’ spesso via terra invece che per mare".

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