“Si parla di afflusso di massa anche se solo il 2% di chi fugge dalla Libia arriva in Europa”. “Intesa tra Roma e ribelli non è diversa da quella stretta con Gheddafi”. Ilrapporto dell’organizzazione umanitaria
Roma – 13 settembre 2011 – Le politiche italiane ed europee nei confronti della Libia mettono a rischio i diritti di migranti e rifugiati. Mentre si grida a un’invasione che non c’è, anche il nuovo accordo firmato tra Roma e i ribelli nasconde le stesse insidie del patto siglato con Gheddafi.
È la denuncia di Amnesty International, che pubblica oggi il rapporto “La battaglia per la Libia: uccisioni, sparizioni e torture”. Un lavoro basato prevalentemente sulle ricerche effettuate dall’organizzazione umanitaria in Libia tra il 26 febbraio e il 28 maggio 2011 e che hanno riguardato, tra le altre, le città di al-Bayda, Ajdabiya, Brega, Bengasi, Misurata e Ras Lanouf.
Per quanto riguarda l’Italia e l’Unione europea, il rapporto di Amnesty International sottolinea che da quando è iniziata la rivolta in Libia, molte persone hanno dovuto affrontare viaggi pericolosi, a volte fatali, attraversando il mar Mediterraneo verso le coste europee. Pur avendo ricevuto in questi mesi soltanto il 2 per cento dei richiedenti asilo, rifugiati e migranti fuggiti dalla Libia, gli stati dell’Unione europea non hanno esitato a parlare di un “afflusso di massa”, causato dall’instabilità nell’Africa del Nord e hanno continuato a perseguire politiche di controllo delle frontiere a spese dei diritti umani.
Secondo l’organizzazione umanitaria, gli stati dell’Unione europea e la Nato non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire ai civili in fuga dalla Libia di mettersi in salvo, pur essendo la protezione dei civili la ragion d’essere dichiarata dell’intervento della Nato in Libia. Dal marzo 2011, si ritiene che almeno 1500 persone siano morte in mare.
Questo segue a un periodo di intensa collaborazione con il governo del colonnello Gheddafi, cooperazione che ha di fatto dato sostegno a prassi abusive nei confronti di rifugiati e migranti e rispetto alla quale l’Italia ha giocato un ruolo fondamentale.
Più di recente l’Italia, con una scelta che solleva le preoccupazioni di Amnesty International, si è impegnata in un memorandum firmato con il Cnt a un’assistenza reciproca e alla cooperazione nella “lotta alla migrazione illegale”, incluso il “rimpatrio di migranti illegali”. La firma di questo memorandum mentre in Libia infuriava il conflitto, in totale assenza di adeguate garanzie per i diritti umani e per il diritto dei rifugiati, solleva profondi timori che i diritti umani di migranti e rifugiati vengano ancora una volta sacrificati dalle politiche europee verso la Libia.
Il rapporto di Amnesty International sottolinea che è il momento che gli stati dell’Unione europea riflettano sull’impatto che politiche migratorie praticate nei confronti dei paesi della sponda sud del Mediterraneo hanno avuto sui diritti umani e pongano finalmente la protezione dei diritti umani e dei rifugiati al centro delle proprie decisioni.