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L’identikit delle badanti nel Lazio

Più della metà ha una laurea, ma una su tre lavora in nero. I dati di una ricerca della Uil di Roma e del Lazio

Roma, 25 gennaio 2008 – Straniere, laureate, troppo spesso impiegate in nero. E la voglia di cambiare il prima possibile un lavoro che considerano estenuante e mal pagato.

E’ l’identikit delle assistenti familiari nel Lazio, tracciato da una ricerca  promossa dalla Ong Progetto Sud e da UIL di Roma e del Lazio, che ha coinvolto 1210 lavoratrici extracomunitarie e 430 datori di lavoro italiani, soprattutto nell’area di Roma e Latina. Degli scenari che ne vengono fuori si discuterà lunedì prossimo nel corso di  un seminario internazionale dedicato ai servizi alla persona.

Le assistenti familiari intervistate sono all’80% immigrate e provengono (a differenza che nel Nord Italia) soprattutto dal Centro e Sud America (61%), dall’Europa dell’Est (14%), dall’Africa (9%) e dal Sud Est asiatico (8%). Il 40% di loro ha una età media di 40 anni. Ma per il 45% l’età media sale a 50 e solo il 15% è collocato in una fascia tra i 25 ed i 35 anni di età.

Il  60% delle intervistate sono sposate, un altro 10% sono separate o divorziate, e il 60% ha dichiarato di aver portato almeno un figlio in Italia (addirittura il 30% ha figli nati in Italia). Otre la metà di loro (55%) ha conseguito una laurea nel Paese d’origine e l’80% ha almeno il diploma di scuola media superiore. Le più acculturate vengono dal Sud America e dalla Russia, mentre le meno scolarizzate (scuola media inferiore) vengono dall’Africa e dal Sud Est asiatico.

Secondo i dati raccolti da Progetto sud e Uil, l’80% delle assistenti familiari lavora a tempo pieno, nel 30% convive con il datore di lavoro. Almeno un terzo lavora in nero, a volte sino a 60 ore settimanali

“Va considerato – avvertono i curatori della ricerca –  che le intervistate, avendo richiesto l’assistenza del sindacato, sono da considerarsi tra quelle in condizioni di minor disagio. In effetti altri studi condotti in regione dicono che nel Lazio le cosiddette badanti sarebbero almeno 75 mila con regolare contratto, mentre quasi il doppio sarebbero irregolari e dunque costrette al lavoro nero. Come sorprendersi allora se le assistenti familiari considerano quel lavoro come una fase temporanea della loro vita da superare il prima possibile”?

 

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