I dati del rapporto "Immigrazione: dinamiche di integrazione e percorso di inserimento in Valle d’Aosta"
AOSTA – L’immigrazione in Valle d’Aosta "ha assunto i caratteri di fenomeno strutturale" e si assiste a "un lento ma progressivo processo di maturazione che segna il passaggio da una prospettiva emergenziale a una più organica e sistematica".
Sono queste alcune delle conclusioni a cui giungono gli studiosi Massimiliano Fiorucci (Università Roma Tre) e William Bonapace (Università della Valle d’Aosta) che hanno coordinato il rapporto "Immigrazione: dinamiche di integrazione e percorso di inserimento in Valle d’Aosta", realizzato nell’ambito del progetto Cavanh, promosso dall’Irre della Valle d’Aosta e dalla Regione, al quale ha collaborato Chiara Thiebat.
Durante la ricerca, diretta da Irene Bosonin, sono state tra l’altro realizzate interviste e focus group rivolti sia a osservatori privilegiati della realtà valdostana (tra cui amministratori locali e operatori sociali) sia a immigrati. Gli stranieri intervistati, in particolare, "quasi all’unanimità, dichiarano che la Valle d’Aosta si configura come l’ultima e presumibilmente definitiva tappa del loro percorso migratorio".
"Le due principali ragioni – spiegano Fiorucci e Bonapace – di trasferirsi stabilmente in regione sono in primo luogo la disponibilità di lavoro e la tranquillità ovvero una qualità di vita decisamente alta, in confronto alle esperienze probabilmente più traumatizzanti vissute prima di arrivare in regione".
Gli immigrati presenti in Valle d’Aosta, secondo quanto riportato nel volume, sono 5.408 e rappresentano il 4,3 per cento della popolazione totale. La presenza femminile raggiunge il 51,7 per cento. Tra le criticità, riguardanti l’integrazione degli immigrati in Valle d’Aosta, segnalate dalla ricerca, figura quella relativa alla casa: "fra gli stranieri regolarmente residenti in Valle d’Aosta – si legge nelle conclusioni – quella del disagio abitativo sembra essere la dimensione più diffusa".
Per il futuro, inoltre, viene indicata la necessità di "promuovere, sviluppare e incrementare progetti che coinvolgano le donne immigrate che rischiano di essere vittime dell’estrema solitudine". Un’attenzione particolare viene anche sollecitata nei confronti delle minori straniere, in quanto "soggetti che maggiormente rischiano di trovarsi in situazioni di conflitto con la loro famiglia e con il gruppo di appartenenza". In questo ambito, si suggerisce, che "la scuola può costituire un luogo privilegiato promuovendo una cultura della democrazia e di tutela e valorizzazione dei diritti umani".
(2 gennaio 2008)