Paghe da fame e lavoro in nero. Il rapporto di Medici senza frontiere: "Le istituzioni si tappano gli occhi"
ROMA, 30 gennaio 2008 – Pagati due lire, in nero, in piedi dalle 4 e 30 del mattina per passare la giornata nei campi, vittime della violenza e dei taglieggiamenti dei caporali.
Questa la vita degli stagionali stranieri nei campi del sud italia, fotografata dal rapporto "Una stagione all’ inferno" presentato oggi a Roma da Medici senza frontiere. Il frutto di circa 600 interviste a immigrati (il 72% senza regolare permesso di soggiorno) impegnati tra luglio e novembre 2007 nella raccolta di pomodori, kiwi, uva, meloni, agrumi e altri prodotti agricoli.Otto i centri indagati: Piana del Sele; provincia di Latina e di Foggia; Metaponto; Valle del Belice; Palazzo San Gervasio; Piana di Gioia Tauro.
Questi i principali risultati: il 90% del campione non possiede alcun contratto di lavoro; ogni giorno (in media il lavoro è per meno di 4 giorni la settimana) l’orario è di 8/10 ore; la metà degli intervistati guadagna tra i 26 e 40 euro mentre poco più di un terzo 25 euro o meno. Il compenso è pattuito sul luogo del reclutamento; nel foggiano, Msf ha rilevato che un bracciante straniero guadagna dai 4 ai 6 euro per raccogliere una cassone di pomodori da 350 chili; il 37% dichiara che dalla paga giornaliera sono sottratti da 3 a 5 euro per i caporali.
Per Msf, che chiede l’intervento delle istituzioni, la condizione degli stagionali è un "nervo scoperto ipocritamente nascosto. L’utilizzo di forza lavoro a basso costo, la negazione di condizioni di vita decenti, il mancato accesso alle cure mediche è ben tollerato. Le istituzioni nazionali e locali si tappano gli occhi, orecchie e bocche dinanzi al massiccio sfruttamento di stranieri nelle produzioni agricole del meridione perché necessari al sostentamento delle economie locali".
Scarica il rapporto "Una stagione all’inferno"