Roma, 22 aprile 2021 – Uno nuovo studio internazionale evidenzia come ogni Paese sviluppato possa sottomettere il COVID con i vaccini seguendo l’esempio di Israele.
I nuovi dati provengono dagli autori di un rapporto dettagliato (pubblicato come articolo peer-reviewed sulla rivista Cell Reports Medicine) su quanto sia stata grave la situazione COVID che Israele ha affrontato già nelle prime settimane della campagna di vaccinazione, soprattutto a causa della super contagiosa variante inglese.
I ricercatori stimano che sia necessario un numero relativamente piccolo di vaccinazioni per portare un Paese fuori dalla crisi. Nel momento in cui metà della popolazione di età superiore ai 60 anni viene vaccinata, le autorità possono aspettarsi un drastico calo dei casi con gli ospedali che progressivamente si svuotano.
“Il messaggio al mondo, in particolare ai paesi europei, agli Stati Uniti e ai paesi sviluppati dell’Asia – spiega il prof. Dan Yamin dell’Università di Tel Aviv al quotidiano “Times of Israel” è che se raggiungi una copertura del 50% tra gli adulti oltre i 60 anni vedrai un drastico calo nei casi gravi e potrai assicurarti di evitare che gli ospedali vengano sopraffatti”.
“I dati – sottolinea Yamin – suggeriscono che i vaccini abbiano salvato rapidamente centinaia di vite in Israele, e la sua analisi statistica mostra che il servizio sanitario è stato rapidamente protetto”.
Lo studio, segnalato da The Times of Israel a febbraio prima di essere sottoposto a peer review, si basa sui dati di circa 300.000 test sul coronavirus condotti dalle autorità sanitarie. I dati di questi test hanno fornito un quadro chiaro di come, proprio mentre la campagna di vaccinazione stava accelerando, la variante britannica si sia diffusa rapidamente in Israele.
La ricerca ha rilevato che la variante si è dimostrata il 45% più trasmissibile del normale coronavirus in Israele e che in soli due mesi dal primo arrivo nel Paese è arrivato a rappresentare il 95% dei casi di coronavirus.
La nuova ricerca incoraggia i paesi occidentali a sostenere che durante la vaccinazione “la loro curva di infezione si interromperà”, ha concluso Yamin.