Roma, 15 luglio 2021 – É stato sottoscritto ieri presso la Sala Roma del Viminale, il protocollo per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e del caporalato. Hanno firmato l’accordo i ministri dell’Interno, Luciana Lamorgese, del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, il presidente del consiglio nazionale di Anci, Enzo Bianco, i rappresentanti della Fondazione Osservatorio agromafie, Ettore Prandini, dell’Osservatorio Placido Rizzotto, Giovanni Mininni, della Fondazione Fai Cisl Studi e Ricerche, Onofrio Rota e della Fondazione Argentina Bonetti Altobelli, Giorgio Carra.
Per il ministro Lamorgese si tratta di un ulteriore tassello che si colloca nel più articolato mosaico delle attività di contrasto al caporalato, rafforzando l’armamentario istituzionale a difesa della legalità. «Insieme possiamo fare un buon lavoro. Occorre l’impegno di tutti», ha dichiarato la responsabile del Viminale.
Come amministrazione dell’Interno, cui fanno capo i Fondi Pon legalità e Fami, ha ricordato la Lamorgese nel suo intervento, è stato già portato a conclusione un accordo in Puglia, a Borgo Mezzanone. Qui, sarà realizzata una foresteria regionale con moduli abitativi che potranno ospitare fino a 1.300 migranti e un centro per l’impiego, finalizzati a contrastare il fenomeno del caporalato attraverso la facilitazione, in una cornice di legalità, dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. «Analogo protocollo», ha aggiunto, «verrà firmato in Calabria, nella piana di Gioia Tauro».
Nell’ambito dell’accordo sottoscritto ieri, un ruolo di primo piano è attribuito ai prefetti che, nell’esercizio di amministrazione generale, potranno concorrere, anche attraverso i consigli territoriali per l’immigrazione, all’individuazione e alla realizzazione delle azioni e degli interventi di prevenzione e contrasto più adeguati in sede locale.
«Lavoreremo per consolidare e rafforzare la misura dei contratti di filiera anche mediante il ricorso alle risorse rese disponibili dalla programmazione complementare al Pnrr», ha dichiarato il ministro Orlando. «Non vi è alcun dubbio – ha aggiunto – che bisogna agire per introdurre, accanto a meccanismi repressivi, anche delle misure premiali a favore delle aziende che aderiscono alla rete del lavoro agricolo di qualità». É fondamentale proseguire nel metodo fino ad ora seguito, «quello della sinergia tra i corpi intermedi e società civile, è davvero l’unico modo per agire in modo incisivo».
Per il ministro Patuanelli le istituzioni devono essere capaci «di mantenere il tema al centro del dibattito». «Ritengo», ha proseguito, «che ci siano due questioni distinte sul caporalato: quella patologica, che compete al ministero dell’Interno e alle Forze dell’ordine, e quella strutturale. Su quest’ultima bisogna incidere con le normative. Vedere e valutare quali sono le esigenze dei territori. Abbiamo con forza chiesto di ampliare la misura per i contratti di filiera che sono fondamentali».
«Appoggio convinto» all’accordo da parte del presidente Bianco. Il protocollo sottoscritto oggi arricchisce il sistema di cooperazione interistituzionale attraverso il diretto coinvolgimento di prefetture e Comuni per assicurare l’attuazione delle misure previste dal piano territoriale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato. Un’azione che tra pochi giorni potrà avvalersi anche dei primi dati sulla mappatura reale della situazione del fenomeno nel nostro Paese.
Con riferimento alla governance delle attività, il documento, inoltre, prevede: l’istituzione presso il ministero dell’Interno di una Consulta composta da rappresentanti di ciascuna delle parti firmatarie; la nomina del presidente d’intesa tra i ministri dell’Interno, del Lavoro e delle politiche sociali, delle Politiche agricole, alimentari e forestali, sentita Anci; la possibilità per la Consulta di invitare a partecipare ai propri lavori soggetti pubblici, privati o individui di comprovata esperienza nel settore.