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L’Università Statale di Milano ricorda la più grande strage migratoria del Mediterraneo, dieci anni dopo

Roma, 30 aprile 2025 – Dal 18 aprile 2015 sono passati dieci anni. Una tragedia che ha segnato per sempre la storia del Mediterraneo e dell’Europa: il naufragio di un peschereccio partito dalla Libia con a bordo circa mille giovani migranti, inghiottiti dal mare a 400 metri di profondità nel Canale di Sicilia. Un evento che ha spinto il Governo italiano a lanciare la Missione Melilli, affidata al Labanof – il Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università Statale di Milano – per il recupero e il riconoscimento delle vittime.

Proprio per restituire dignità e identità a chi le ha perdute, l’Ateneo milanese organizza dall’8 al 10 maggio 2025 l’evento “Un nome, non un numero”, un’intensa tre giorni all’Aula Magna di via Festa del Perdono 7. Un’iniziativa per commemorare, riflettere, testimoniare.

Identificare non è solo un atto scientifico, è un atto profondamente umano”, afferma la professoressa Cristina Cattaneo, medico legale e responsabile scientifico del Labanof. “Restituire un nome significa restituire diritti. E nessuno dovrebbe esserne privato.

Durante l’evento verrà inaugurata una mostra multimediale con installazioni, video, oggetti personali delle vittime, plastici del barcone e della base di Melilli, oltre a una sezione fotografica curata da Max Hirzel. Presso il Museo universitario delle scienze antropologiche, mediche e forensi per i diritti umani (MUSA) sarà inoltre visitabile una ricostruzione della sezione del peschereccio affondato.

Il programma si apre l’8 maggio alle 14 con i saluti istituzionali della rettrice Marina Brambilla e della senatrice a vita Elena Cattaneo, seguiti dal racconto della Missione Melilli a cura della giornalista Angela Caponnetto. La giornata si chiuderà con il concerto dell’Orchestra del Mare, i cui strumenti sono stati costruiti nel carcere di Opera con il legno delle barche dei migranti.

Il 9 maggio si aprirà con la proiezione del docufilm “#387” di Madeleine Le Royer, seguita da due incontri tematici sul carcere e sui confini dell’accoglienza. Chiuderà la giornata il concerto “Tra Oriente e Occidente” di Laus Concentus.

Il 10 maggio, ultimo giorno, sarà dedicato alla memoria teatrale con lo spettacolo “Naufraghi senza volto”, seguito dal dibattito “Morire senza nome” e dalla proiezione del docufilm “Sconosciuti puri” di Mattia Colombo e Valentina Cicogna.

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