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Mafia Capitale, altri 44 arresti per il business dell’accoglienza degli immigrati

Ordinanze di custodia cautelare tra Lazio, Abruzzo e Sicilia, coinvolti anche consiglieri regionali e comunali. Tra le accuse, associazione mafiosa e corruzione

 
Roma – 4 giugno 2015 – Associazione per delinquere di tipo mafioso, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori e altri reati anche nelle gestione dei centri e dei fondi destinati all’ accoglienza degli immigrati. 
 
Sono le accuse che hanno fatto scattare stamattina una seconda tornata di arresti nell’ambito dell’inchiesta “Mafia Capitale” coordinata dal pool antimafia di Roma. I carabinieri del Ros stanno eseguendo 44 ordinanze di custodia cautelare tra le province di  Roma, Rieti, Frosinone, L'aquila, Catania ed Enna ed eseguendo perquisizioni a carico di 21 indagati. Sono coinvolti anche consiglieri regionali e comunali.
 
L'ordinanza firmata dall'ufficio del giudice delle indagini preliminari  riguarda gli sviluppi delle indagini condotte dal Ros nei confronti del sodalizio mafioso guidato da Massimo Carminati. Gli accertamenti avrebbero confermato l'esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, che faceva da cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali.
 
“Le investigazioni – spiegano gli inquirenti – hanno documentato, tra l'altro, il ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d'imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori”. 
 
Intanto, è stato fissato al 5 novembre l’inizio del processo a carico di Carminati e delle altre 33 persone imputate per la prima tornata di Mafia Capitale, tra le quali ci sono Salvatore Buzzi, ex capo della cooperativa 29 giugno, l'ex amministratore delegato di Ama, Franco Panzironi, e Luca Odeavaine, ex capo della polizia provinciale di Roma. 
 
Il procuratore aggiunto Michele Prestipino e i sostituti Giuseppe Cascini, Paolo Ielo, Luca Tescaroli, titolari dell'inchiesta, contestano agli imputati reati che vanno, a seconda delle singole posizioni, dall'associazione per delinquere di tipo mafioso, all'estorsione, all'usura, alla corruzione, alla turbativa d'asta, alle false fatturazioni, al trasferimento fraudolento di valori, al riciclaggio.
 
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