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Manovra. Si alla tassa sul money transfer

Passa l’emendamento leghista per tassare il 2% delle rimesse degli immigrati irregolari. Ma quanti di loro spediscono soldi a casa di persona? Bocciata la fideiussione per aprire una partita iva

Roma – 5 settembre 2011 – La Lega Nord tassa le rimesse degli immigrati irregolari. O, meglio, ci prova. Disperatamente.

La commissione Bilancio del Senato ha approvato l’emendamento alla manovra finanziaria presentato dai leghisti Massimo Garavaglia e Gianvittore Vaccari. Prevede l’istituzione di “un’imposta di bollo sui trasferimenti di denaro all’estero attraverso gli istituti bancari, le agenzie money transfer ed altri agenti in attività finanziaria”. In particolare, bisognerà versare allo Stato il 2% dell’importo spedito, con un  “minimo di prelievo pari a 3.00 euro”.

È però esentato dal versamento chi ha “matricola INPS e codice fiscale”, quindi la nuova tassa non riguarderà i trasferimenti di denaro fatti da lavoratori immigrati regolari. Lo Stato farà cassa mettendo le mani in tasca ai clandestini? Difficile. Da due anni, grazie alla legge sulla sicurezza, per spedire denaro all’estero bisogna infatti mostrare il permesso di soggiorno. Chi non lo fa viene segnalato dai money transfer alla Polizia.

In realtà molti clandestini chiedono ad amici o parenti con il permesso di soggiorno di spedire i soldi al posto loro (magari assistendo di persona, per sicurezza, all’operazione), quindi l’inganno per aggirare la nuova norma voluta dal Carroccio già esiste. E forse alla Lega sfugge che più aumentano i vincoli sul money trasfer ufficiale, più crescono i canali informali (spesso illegali) per mandare soldi all’estero,  che sfuggono del tutto al controllo pubblico.

Intanto, non è passato l’altro emendamento anti-immigrati della Lega. La Commissione Bilancio ha bocciato la proposta che imponeva ai cittadini extraue che aprivano una partita iva l’obbligo di una fideiussione bancaria da tremila euro. È l’ennesima volta che il Carroccio avanza, invano, una proposta simile. Chissà quando ci riproverà.

Elvio Pasca

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