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Migrante ferito nel Cpr di Gradisca: video denuncia e polemiche politiche. La Questura smentisce pestaggi

Roma, 19 giugno 2025 – Un video diffuso dal movimento No Cpr ha riacceso i riflettori sul Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia. Le immagini, che mostrano un uomo in slip spinto da alcuni agenti in tenuta antisommossa e successivamente ritratto con il volto insanguinato, hanno sollevato forti reazioni politiche e richieste di chiarimenti da parte dell’opposizione, che chiama in causa direttamente il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

La denuncia e le immagini

Il movimento No Cpr, attivo da anni nella denuncia delle condizioni nei centri di detenzione per migranti, sostiene che il migrante ripreso sia stato picchiato dagli agenti. Il video sarebbe la prova di un uso sproporzionato della forza durante un intervento all’interno della struttura. L’uomo non appare aggressivo, né costituisce una minaccia visibile.

La versione della Questura

La Questura di Gorizia però nega categoricamente che si sia verificato un pestaggio. Secondo quanto riportato, il fatto risale al 5 giugno, durante una rivolta interna caratterizzata da incendi, lanci di oggetti e azioni coordinate di disturbo. La polizia, supportata dalla Guardia di Finanza, sarebbe intervenuta per ripristinare l’ordine. In questa fase, gli ospiti sarebbero stati riaccompagnati nelle camere, come mostrato nel video incriminato.

La ferita del migrante – una lesione superficiale di 2 cm alla testa – sarebbe, secondo il suo stesso racconto registrato in infermeria, il risultato di una caduta accidentale. “Non c’è stato alcun pestaggio e non esiste alcuna prova documentale in merito”, precisa la Questura.

Le reazioni dell’opposizione

Durissima la posizione dell’opposizione, che chiede al ministro Piantedosi di fare chiarezza immediatamente.
Per Angelo Bonelli (AVS), le immagini sono “inaccettabili per uno Stato di diritto”. Sottolinea come i Cpr ospitino persone che non hanno commesso reati, e critica l’uso dei manganelli come risposta a proteste per le condizioni igieniche.

Sulla stessa linea Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Partito Democratico, che definisce l’episodio “molto grave” e auspica una chiusura del centro, viste le condizioni estreme di vita e di lavoro.
Anche Linda Tomasinsig, ex sindaca della città ed esponente Pd, denuncia un clima quotidiano di “disperazione e violenza”, aggravato da proteste, danneggiamenti e atti di autolesionismo.

Per Gianfranco Schiavone, presidente dell’Ics (Consorzio italiano di solidarietà), la situazione nel Cpr di Gradisca non sorprende. Ricorda come numerosi rapporti internazionali, incluso quello del Comitato Europeo contro la Tortura, abbiano già denunciato la sistemica violazione dei diritti in queste strutture. “I Cpr sono luoghi di violenza dove non è possibile rispettare lo Stato di diritto”.

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