Dai vescovi un appello per i diecimila che si sono visti bocciare la domanda d’asilo. “Senza un permesso di soggiorno vagheranno in Italia come irregolari”
Roma 12 aprile 2012 – La Fondazione Migrantes, della Cei, si unisce all’appello di chi, persone e enti, chiede in questi giorni di non dimenticare la situazione drammatica in cui si trovano almeno 10.000 persone che hanno visto ricusata la loro domanda di asilo in Italia.
”La situazione drammatica non riguarda solo queste persone in Italia -spiega una nota- ma anche e in numero maggiore molte persone e famiglie con minori di altri Paesi europei, in particolare della Germania (oltre 100.000 persone)”.
”L’Italia unitamente all’Europa -afferma monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes- alla luce dei fatti di violenza che in questi anni hanno coinvolto numerosi Stati anche dell’Africa subsahariana fino alle recenti rivoluzioni ancora in atto nel Nord Africa e nel Medioriente, non possono non valutare la necessita’ di salvaguardare la vita di tante persone e famiglie attraverso un permesso di protezione internazionale, nelle altre forme diverse dall’asilo (protezione sussidiaria, protezione umanitaria), per il tempo necessario alla formazione e alla ricerca del lavoro”.
”E’ un sacrifico certamente per il nostro Paese e per l’Europa che vivono un tempo di crisi -sottolinea Perego- ma come in altri tempi, penso all’accoglienza in Italia e in Europa di 200.000 persone dell’Ungheria nel 1956, la protezione umanitaria puo’ costituire un segno di rinascita e di sviluppo, di condivisione e di cooperazione decentrata”.
”Ci sono volti e storie di migranti – fa notare il direttore generale della Fondazione Migrantes- che, nati in Somalia, in Eritrea, in Nigeria, in Ghana nel Mali, nel Ciad, in Sudan, in Costa d’Avorio, in Bangladesh o in Pakistan o in Afganistan, da anni sono in cammino e chiedono di trovare casa, lavoro, ma soprattutto pace nel nostro Paese e in Europa”.
”Non possiamo negare e ricusare il diritto di migrare a chi sappiamo non potra’ rientrare nel proprio Paese – conclude – ma che senza un titolo di soggiorno continuera’ a vagare irregolarmente in Italia e in Europa, alla ricerca di una sicurezza, ma con il rischio di essere ancora vittima di sfruttamento e di violenze”.