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Migranti, Confindustria lancia l’allarme: servono 120mila lavoratori stranieri all’anno

Roma, 22 ottobre 2024 – Lo scontro tra governo e magistratura sul tema migranti e sull’accordo Italia-Albania continua. Mentre l’esecutivo si batte per i pochi profughi da spedire come pacchi nei centri albanesi, Confindustria continua a ripetere a gran voce che in Italia manca la forza lavoro. Forza lavoro che si potrebbe trovare, appunto, nei migranti. Secondo il Centro studi di Confindustria, infatti, il nostro Paese avrà bisogno di almeno 120mila lavoratori stranieri all’anno per i prossimi cinque anni, per un totale di 610mila nuovi ingressi, al fine di mantenere i ritmi di crescita economica previsti.

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Migranti, lo studio di Confindustria

La realtà, poi, è ancora più preoccupante: nei prossimi cinque anni il Paese potrebbe trovarsi con un deficit di 1,3 milioni di lavoratori. Confindustria, quindi, spera di riuscire a coprire parte di questo fabbisogno, circa 700mila lavoratori, aumentando il tasso di occupazione interno e attingendo dal bacino degli inattivi. Tuttavia, nemmeno questi numeri saranno sufficienti a colmare il divario. La situazione è talmente critica che alcune associazioni locali, come Confindustria Friuli Venezia Giulia, hanno iniziato a finanziare corsi di formazione in Africa per preparare il personale di cui hanno bisogno. Il calo demografico in Italia, infatti, sta già avendo un impatto significativo sul mercato del lavoro e, senza un adeguato piano per l’immigrazione economica regolare, il rischio è di vedere frenare la crescita e il progresso del Paese.

Se da una parte è chiaro che il fenomeno dell’immigrazione irregolare vada contrastato per ragioni economiche, sociali e morali, dall’altra è altrettanto evidente che l’Italia deve impegnarsi per rendere più semplice e rapido l’ingresso di lavoratori stranieri regolari, necessari per sostenere l’economia. Nel 2050, l’80% dei nuovi nati nel mondo verrà dall’Africa, e il Paese dovrà essere pronto a gestire in modo efficiente e lungimirante i flussi migratori per evitare gravi ripercussioni sul suo futuro economico e demografico.

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