Roma, 25 ottobre 2024 – Il celebre allenatore della nazionale femminile di pallavolo, Julio Velasco, ha espresso parole chiare e dirette sul tema dell‘inclusione dei giovani di origine straniera nel mondo dello sport italiano. Intervenuto durante il Premio Mecenate dello Sport – Varaldo di Pietro, Velasco infatti ha parlato ai cronisti sottolineando le contraddizioni e le ingiustizie che affliggono il sistema attuale di riconoscimento della cittadinanza. “Lo sport, secondo me, riflette un’ingiustizia,” ha dichiarato, “quando conviene, i figli dei migranti diventano italiani. Quando non conviene, invece, no.”
Migranti e cittadinanza, la riflessione del ct argentino
Le sue parole puntano il dito contro un fenomeno particolarmente rilevante nel mondo sportivo: il riconoscimento della cittadinanza per atleti di origini straniere tende ad avvenire solo in presenza di talenti di alto profilo. “Se è un buon giocatore o una buona giocatrice, vedrete che diventerà italiano e firmano tutti, anche i partiti contrari saranno d’accordo”, ha affermato Velasco. Una critica che pone l’attenzione sulle disparità nel trattamento dei giovani migranti, in cui il valore sportivo sembra prevalere sul diritto alla cittadinanza e all’integrazione per tutti.
La riflessione del ct argentino va oltre il mondo dello sport e si amplia alla società italiana nel suo complesso. “Bisogna chiedere ai politici,” ha proseguito Velasco. “Io sono di questa idea: deve esistere uno Ius per tutto, uno Ius soli, uno Ius scholae, uno Ius sport.” Un chiaro richiamo all’adozione di una legislazione inclusiva e moderna che risponda al mutamento sociale del Paese. Inoltre Velasco ha sottolineato come, nel mondo di oggi, “un ragazzo che nasce, studia e lavora in Italia deve essere italiano“. La sua posizione, quindi, richiama all’attenzione il tema dell’integrazione e il diritto di appartenenza per tutti coloro che, indipendentemente dalle origini, condividono il contesto sociale, culturale e formativo italiano.
La richiesta di Velasco mette ancora una volta in evidenza il dibattito su uno Ius soli che permetta ai giovani nati e cresciuti in Italia di essere riconosciuti cittadini del Paese, non solo per il talento che possono offrire, ma per il loro contributo alla comunità e alla società.
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