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Migranti e click day: smascherata una truffa milionaria che fa gola alla camorra

Roma, 16 giugno 2025 – Una truffa ben organizzata, tecnologicamente avanzata e con legami diretti con la camorra. È quanto ha scoperto la Procura di Napoli, che ha portato alla luce un sistema criminale in grado di manipolare il click day per l’ingresso legale dei lavoratori stranieri in Italia, previsto dal Decreto flussi.

L’indagine, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha ricostruito un meccanismo complesso e redditizio: oltre 40mila domande analizzate, circa 4mila sospette, un giro d’affari da milioni di euro. Tutto partiva da un’organizzazione con base nell’hinterland napoletano, tra San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano, dove computer di ultima generazione, connessioni ultra veloci e accessi SPID venivano messi al servizio di un’operazione illecita che ha coinvolto anche il clan Fabbrocino, storico nome della camorra nolana.

Una macchina ben oliata

Il sistema era tutto tranne che improvvisato. A farlo funzionare c’erano esperti informatici, procacciatori di migranti – per lo più originari del Bangladesh – e una rete di professionisti tra cui tre avvocati, considerati i veri registi dell’operazione. I migranti, spesso ignari o disperati, venivano instradati verso un CAF di riferimento, gestito da uno degli avvocati. A quel punto, tramite imprenditori compiacenti (alcuni dei quali, dicono gli inquirenti, non del tutto consapevoli), venivano simulate offerte di lavoro per attivare la pratica di regolarizzazione.

Il trucco era tutto nella velocità: sfruttando una connessione in fibra e sistemi automatici, si riuscivano a inviare decine di domande in simultanea, scavalcando i cittadini e le imprese che presentavano richieste reali. Dopo circa un mese, grazie al meccanismo del silenzio-assenso, arrivava il nulla osta. E da lì, il passaggio al visto di ingresso era solo questione di tempo.

Il costo per i migranti? Dai 2.000 ai 10.000 euro per pratica, a seconda del livello di “assistenza” richiesto. Un vero e proprio mercato nero della speranza, con profitti altissimi: tanto che uno degli avvocati coinvolti si era appena comprato una Ferrari, ora finita sotto sequestro.

Gli arresti e la reazione politica

Nel corso dell’operazione, coordinata dalla Squadra Mobile di Napoli, sono state arrestate 34 persone (11 finite in carcere, 23 ai domiciliari) e 45 risultano indagate. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla truffa, al falso ideologico, fino all’estorsione con metodo mafioso.

L’inchiesta ha avuto anche una forte eco politica. La premier Giorgia Meloni ha voluto sottolineare di aver presentato un esposto alla Procura antimafia e antiterrorismo già un anno fa, proprio per denunciare le falle del click day. “Avevamo ragione – ha dichiarato – mentre molti ci accusavano di propaganda. Denunciare era un dovere.”

Un sistema da ripensare

Quello che emerge è un quadro preoccupante: un sistema che, pensato per facilitare l’ingresso regolare dei lavoratori stranieri, si è trasformato in una porta d’ingresso per le mafie, che hanno saputo sfruttare le falle digitali e burocratiche a proprio vantaggio. Intanto, chi ha davvero diritto a quei permessi viene lasciato indietro, scavalcato da chi paga per passare avanti.

L’inchiesta di Napoli non solo svela un grave episodio di criminalità organizzata, ma pone anche domande urgenti sulla trasparenza e sicurezza delle procedure migratorie in Italia. È evidente che il click day, così com’è oggi, non basta. Serve una riforma strutturale, che tuteli i più deboli e impedisca alle mafie di lucrare sulla speranza altrui.

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