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Migranti, Guardia Costiera costretta a scavalcare il Decreto Cutro chiede di fare salvataggi multipli alle Ong

Roma, 7 luglio 2023 – Il piccolo neonato di soli pochi giorni salvato in mare dalla Geo Barents, probabilmente, senza il loro intervento, non avrebbe avuto scampo. Nelle ultime ore, infatti, le navi umanitarie sono state coinvolte in numerose operazioni che hanno portato in salvo oltre 700 migranti. Tra cui, appunto, un neonato. Gli interventi di soccorso si sono svolti nonostante le restrizioni imposte dal decreto Cutro, che obbliga le navi delle ONG ad adottare una serie di misure limitative. E a percorrere lunghe distanze per sbarcare i migranti in porti lontani. Tuttavia, la realtà sul campo ha spinto le organizzazioni umanitarie a ignorare tali restrizioni, concentrandosi sull’obiettivo primario di salvare vite umane.

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Migranti, l’importanza delle Ong per i soccorsi in mare

Le navi umanitarie oggi sono costrette a operare con un numero limitato di persone a bordo. Esattamente come richiesto dal decreto Cutro. Costantemente, però, continuano a ricevere chiamate di soccorso da migliaia di migranti che si trovano in pericolo in mare a causa delle azioni dei trafficanti. Al fine di evitare ulteriori tragedie dopo i recenti naufragi di Cutro e Pylos, il centro di ricerca e soccorso di Roma ha autorizzato le navi umanitarie a intervenire su più gommoni o barchini in difficoltà e a effettuare soccorsi multipli. Questa decisione è stata presa a causa della carenza di mezzi disponibili. Perchè le motovedette e le navi della Guardia Costiera erano già impegnate in altre operazioni. Come, per esempio, l’evacuazione dell’hotspot di Lampedusa che ospita quotidianamente un gran numero di migranti.

Nonostante la dimostrazione dell’importanza degli interventi delle navi delle ONG, però, il Ministero dell’Interno continua a imporre restrizioni alle organizzazioni umanitarie. Obbligandole a percorrere lunghe distanze prima di poter sbarcare i migranti. Questo approccio crea una situazione paradossale in cui le navi umanitarie sono costrette a navigare per migliaia di miglia per raggiungere porti lontani. Nonostante abbiano a bordo centinaia di persone in condizioni di disagio e bisogno urgente di assistenza medica.

Tra le navi coinvolte negli ultimi salvataggi c’è anche l’Open Arms, che ha effettuato sei operazioni di soccorso in poche ore. Portando in salvo 300 migranti, tra cui minori non accompagnati, donne in stato di gravidanza e bambini piccoli. Tuttavia, nonostante l’emergenza sanitaria a bordo, l’Open Arms non potrà attraccare fino a domenica sera nel porto di Brindisi. Anche altre navi umanitarie, come la Geo Barents di Medici senza Frontiere e la tedesca Humanity, poi, hanno compiuto soccorsi multipli, salvando rispettivamente 196 e 197 migranti. Si può dire quindi che queste operazioni di soccorso, autorizzate dal centro di ricerca e soccorso di Roma, dimostrino ancora una volta l’importanza delle navi delle ONG nel garantire la sicurezza e la protezione delle vite in mare. Anche se il governo non vuole ammetterlo.

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