Roma, 20 novembre 2024 – Con una larga maggioranza, il Consiglio superiore della magistratura (Csm) ha approvato la risoluzione a tutela dei giudici del Tribunale di Bologna, protagonisti del rinvio alla Corte di Giustizia europea del decreto legge sui Paesi sicuri. Sebbene la misura non abbia effetti giuridici vincolanti, rappresenta una ferma posizione ufficiale dell’organo di autogoverno della magistratura a difesa dell’indipendenza e del prestigio dei magistrati italiani.
Migranti le motivazioni della tutela
La decisione del Csm di adottare una pratica a tutela di questo tipo è un fatto raro, con l’ultima risoluzione analoga risalente al 2009, in relazione alla controversa sentenza sul lodo Mondadori. Questo rende la delibera attuale un evento significativo, soprattutto nel contesto di accese critiche istituzionali. Il caso aveva attirato dure reazioni da parte del governo, che aveva contestato la decisione dei giudici bolognesi di sollevare una questione pregiudiziale davanti alla Corte di Giustizia europea sul decreto sui Paesi sicuri. La risoluzione del Csm sottolinea la necessità di salvaguardare l’indipendenza della magistratura da pressioni o interferenze, ribadendo che i magistrati devono poter svolgere il proprio ruolo senza subire attacchi che possano minare la fiducia nel sistema giudiziario.
La tutela approvata dal plenum del Csm non cambia il quadro giuridico, ma assume una valenza simbolica importante. È un richiamo all’equilibrio tra i poteri dello Stato e un monito contro il rischio di delegittimazione dell’operato dei magistrati. In un momento storico caratterizzato da tensioni tra la politica e la magistratura, il provvedimento rappresenta un forte segnale di autonomia e compattezza del sistema giudiziario. L’episodio evidenzia la complessità del rapporto tra giustizia e politica, riaffermando al contempo l’importanza di garantire ai giudici la libertà di operare secondo le proprie competenze e coscienza, senza pressioni esterne.
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