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“Frontiere Solidali”, che cos’è il progetto di MEDU in Val di Susa per aiutare i profughi

Roma, 13 giugno 2022 – Da inizio anno Medici per i Diritti Umani ha avviato il progetto Frontiere Solidali nella cittadina di Oulx, in Alta Val di Susa. L’obiettivo è quello di fornire assistenza medica alle migliaia di persone che ogni anno attraversano la frontiera alpina nord-occidentale per raggiungere la Francia. E, nei primi quattro mesi, ovvero da gennaio ad aprile, ha già aiutato più di 1.000 migranti.

Migranti, il progetto di Medici per i Diritti Umani

Il team di MEDU opera quattro giorni a settimana presso un ambulatorio messo a disposizione dall’associazione Rainbow for Africa all’interno del Rifugio Fraternità Massi, gestito dalla cooperativa Talità Kum. Al suo interno si trovano medici, mediatori culturali, antropologia, esperti legali e ricercatori. Secondo i dati raccolti fino adesso, tra gennaio e aprile sono stati registrati 1.814 arrivi presso il rifugio Fraternità Massi, tra cui 66 famiglie e 132 minori stranieri non accompagnati. I respinti al Monginevro sono stati 669, 344 i respinti al Frejus. La maggior parte delle persone che arrivano sono afghane, iraniane e curde (60%). Si tratta principalmente di uomini, ma anche di famiglie, bambini, giovani non sempre accompagnati da tutti i genitori. Le persone di origine africana sono variegate dal punto di vista delle nazioni di origine. Alcuni sono di area sub sahariana, altri della parte orientale del continente, qualcuno arriva dal Corno d’Africa. Spesso hanno viaggiato per mesi, anni, hanno affrontato ripetuti respingimenti, maltrattamenti alla frontiere.

Almeno 1.079 persone, grazie al lavoro di MEDU, hanno avuto accesso a uno screening sanitario e a un primo bilancio di salute presso l’ambulatorio del rifugio. Di queste, 320 sono state visitate in maniera più approfondita. Le patologie più frequentemente riscontrate sono state infezioni cutanee, dolori muscolo-scheletrici dovuti al cammino prolungato e ai traumi subiti, cefalee, insonnia e scabbia. Durante il periodo invernale, poi, anche lesioni da freddo, ipotermie, congelamento degli arti inferiori e superiori e sintomi influenzali. Spesso, poi, si certificano anche condizioni mentali critiche, dovute in particolar modo alle violenze subìte dai migranti durante il viaggio.

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