Roma, 9 agosto 2023 – Una nuova drammatica storia si è svolta nel cuore del Mediterraneo, lasciando dietro di sé un sentiero di morte e disperazione. Un barchino di soli sette metri, carico di 45 migranti, ha affrontato le furiose onde durante una tempesta dopo aver lasciato il porto di Sfax, in Tunisia. Dopo sei ore di navigazione, l’imbarcazione di metallo si è ribaltata, lasciando i passeggeri in balia delle acque agitate.
Quarantuno vite, tra cui tre bambini, sono state tragicamente perse. Solo quattro fortunati sopravvissuti, tre uomini e una donna provenienti dalla Costa d’Avorio e dalla Guinea Konakry, sono riusciti a raggiungere le coste di Lampedusa. Un altro gruppo di 18 tunisini, bloccati dalle autorità italiane, si è unito a loro poco dopo. I naufraghi, provenienti dalle acque al largo di Zuwara, in Libia, sono stati salvati grazie all’intervento tempestivo della nave mercantile con bandiera maltese, “Rimona”.
Tuttavia, il destino crudele ha impedito ai soccorritori di avvistare i corpi dei migranti che hanno perso la vita nell’incidente. I sopravvissuti, recuperati dopo giorni dalla tragedia, hanno raccontato di come il loro barchino sia stato colpito dalle onde e capovolto, gettandoli tutti in mare. Solo una quindicina di loro aveva salvagenti, ma nel corso delle ore, l’acqua ha reclamato la loro vita uno dopo l’altro. I quattro superstiti hanno affrontato un calvario, aggrappandosi a rudimentali camere d’aria, finché non sono stati fortunati abbastanza da raggiungere una barca abbandonata in ferro, che ha funzionato come un salvagente improvvisato.
L’intervento salvifico è stato scatenato dal sorvolo aereo di un velivolo Frontex denominato “Eagle2”, che ha rilevato la presenza dei naufraghi. La Guardia costiera libica è stata allertata, ma la lentezza della risposta ha lasciato spazio all’intervento delle motovedette italiane. Finalmente, i quattro sopravvissuti sono stati tratti in salvo dalla nave mercantile “Rimona”, mettendo fine alla loro odissea di giorni alla deriva.
Le autorità italiane hanno aperto un fascicolo di indagine contro ignoti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. Questi stessi reati sono al centro dell’inchiesta in corso per il doppio naufragio avvenuto la settimana scorsa, a Sud-Ovest di Lampedusa. Nel tentativo di raggiungere le coste europee, i migranti continuano a intraprendere viaggi pericolosi su barche instabili e sovraffollate, spinti dalla disperazione e dalla speranza di una vita migliore.
Organizzazioni internazionali, come l’Unicef, l’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e l’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), hanno condannato l’assoluta mancanza di scrupoli dei trafficanti che mettono in mare persone in condizioni di estremo rischio. Secondo il progetto “Missing Migrants” dell’OIM, il numero di persone morte o disperse lungo la rotta del Mediterraneo centrale ha superato le 1.800.
Le voci si levano per chiedere una risposta coordinata ed efficace da parte dell’Italia e dell’Europa, che possa prevenire ulteriori tragedie umane. L’organizzazione “Save the Children” ha sollecitato la creazione di canali sicuri e legali di ingresso, al fine di evitare che persone disperate siano costrette a intraprendere viaggi mortali. L’ex sindaco delle isole Pelagie, Giusi Nicolini, ha criticato l’accanimento contro le navi delle organizzazioni non governative (ONG), suggerendo che un approccio più umanitario potrebbe evitare molte delle morti che si verificano in mare.