Roma, 12 settembre 2024 – Il Ministero dell’Interno italiano ha annunciato con soddisfazione i primi due rimpatri effettuati tramite le nuove procedure accelerate di frontiera. Si tratta di due tunisini, trattenuti presso il centro di Porto Empedocle (Agrigento), che sono stati rimpatriati al termine di un processo che ha coinvolto una valutazione rapida delle loro richieste di asilo, come previsto dal decreto Cutro approvato lo scorso anno.
Queste procedure, parte integrante del nuovo Patto Ue su migrazione e asilo, rappresentano un pilastro della strategia del governo per contrastare l’immigrazione irregolare. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha evidenziato l’importanza di questo strumento, sottolineando la sua efficacia nel velocizzare il processo di gestione dei richiedenti asilo provenienti da Paesi considerati sicuri. Le procedure consentono infatti di trattenere i migranti per un massimo di 28 giorni, durante i quali viene esaminata la domanda di asilo. Se questa viene respinta, i migranti sono rimpatriati, altrimenti vengono liberati.
Un anno fa, la legittimità di queste misure era stata messa in discussione dai magistrati di Catania, che avevano rifiutato di convalidare il trattenimento di alcuni tunisini presso il Centro di Pozzallo (Ragusa). In seguito a questa opposizione, il Viminale aveva inizialmente annunciato ricorsi in Cassazione, ma poi ha deciso di modificare la normativa, rimuovendo alcune delle disposizioni più controverse, come la cauzione di 5.000 euro richiesta per presentare domanda di asilo.
Nel frattempo, il governo italiano si prepara ad attivare due nuovi centri di accoglienza e trattenimento in Albania, nelle città di Shengjin e Gjader. Queste strutture ospiteranno migranti soggetti alle procedure accelerate di frontiera, con l’obiettivo di creare un ciclo che inizia con il soccorso in mare e si conclude, in caso di diniego dell’asilo, con il rimpatrio diretto dall’Albania entro 28 giorni, senza che i migranti tocchino suolo italiano. I primi arrivi sono attesi entro la fine del mese.
Il centro di Shengjin, situato nel porto, è già pronto, mentre la struttura a Gjader – un’ex base dell’Aeronautica militare albanese – è ancora in fase di completamento. A Gjader verranno allestiti tre differenti istituti: un centro per il trattenimento di richiedenti asilo con 880 posti, un centro per il rimpatrio con 144 posti, e un piccolo penitenziario con una capacità di 20 posti. La realizzazione dei centri, a cui hanno contribuito i militari italiani del Genio, ha subito ritardi, ma le operazioni dovrebbero essere pienamente operative entro la fine di settembre.
Questo modello di gestione dei flussi migratori viene visto dal governo come un potente deterrente, in quanto promette un trattamento rapido delle domande di asilo e, in caso di esito negativo, un veloce rimpatrio dall’Albania.