Roma, 30 giugno 2022 – La guerra in Ucraina dovrebbe aver dimostrato agli Stati dell’Unione europea che chiunque può avere la necessità di ricevere protezione internazionale. La redistribuzione dei migranti che arrivano sulle nostre coste, un accordo fondamentale per i Paesi in prima linea, permette anche che si possa evitare di accogliere pagando una cifra in denaro. Questo porterà gli Stati più ostili, quelli che hanno bloccato l’idea, a lavarsi completamente le mani. Nonostante le esigenze.
Migranti, quanto è importante la redistribuzione per gli stati in prima linea
“La solidarietà europea è stata massima, senza precedenti, nei confronti degli Ucraini in fuga dal loro paese a causa della guerra in corso. Per la prima volta l’Unione europea ha attivato il regime di protezione temporanea. Questo meccanismo di emergenza, pur essendo su base volontaria, si è rivelato efficace proprio per la manifesta volontà di accogliere degli Stati Membri”, ha spiegato l’eurodeputata del M5S Laura Ferrara a EuropaToday. “In passato, come M5S, avevamo invocato l’attivazione del regime di protezione temporanea a seguito della crisi afghana, ma senza risultati. In questo caso è stata la volontà dei Paesi membri e lo strumento giuridico utilizzato a fare la differenza. Per l’Ucraina ha influito sicuramente il fatto che i flussi massicci provenissero da un Paese europeo che sta subendo un’invasione militare ed è stato giusto concedere protezione a chi fuggiva.
Ma gli Stati che accolgono gli ucraini non dovrebbero mai dimenticare che ricevere protezione internazionale è un diritto fondamentale per chiunque scappi dal proprio Paese di origine e lo fa perché la propria vita è minacciata dalle violenze di un conflitto armato. Sul piano dei diritti non ci dovrebbe essere mai alcuna discriminazione. Abbiamo sempre ritenuto che il ricollocamento automatico fosse la migliore risposta per garantire solidarietà ed equa ripartizione della responsabilità tra le nazioni. Soprattutto per dare immediato sollievo agli Stati in prima linea, sottoposti a pressioni sproporzionate. Purtroppo alcuni governi, a differenza di quanto accade oggi, dimostrano una chiara ostilità e chiusura a qualsiasi forme di redistribuzione. Al momento ci sarebbe solo una dozzina di Paesi pronti ad impegnarsi per applicare un sistema di ricollocamento.
Il pagamento di quote in denaro per accettare migranti lascia irrisolte diverse altre questioni. Crea divisioni nelle politiche migratorie e di asilo, prevede diversi modi di ripartire responsabilità ed oneri.
Mi chiedo quale potrebbe essere una cifra ritenuta giusta per gestire i flussi in uno Stato membro. Come potrà solo l’aiuto in denaro essere efficace di fronte a flussi massicci che vanno oltre la capacità adeguata di fornire accoglienza e dare risposte immediate in caso di concessione di protezione o rimpatrio. Il regolamento di “Dublino 3”, attualmente in vigore aspetta da anni una sua profonda riforma. Da quando la Commissione ritirò la proposta della modifica nel 2020 sostanzialmente è cambiato poco. Il nuovo pacchetto avrebbe dovuto porre fine allo stallo che si era creato per l’impossibilità di trovare una posizione comune nel Consiglio. E garantire un equilibrio tra i principi di equa ripartizione della responsabilità e solidarietà. Nella proposta l’impianto generale rimane, così come il principio del Paese di primo ingresso per stabilire la competenza per l’esame di una domanda di protezione internazionale.
In base ai negoziati ancora in corso, così come ai lavori del Parlamento europeo in seno al quale si dovrebbe raggiungere una posizione verso la fine dell’anno, i progressi procedono a rilento. Le sfide da affrontare sono ancora enormi”, ha detto poi in conclusione.
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