Roma, 12 marzo 2025 – Ieri, la Commissione europea ha proposto di istituire un sistema europeo comune per i rimpatri, con procedure di rimpatrio più rapide, semplici ed efficaci in tutta l’UE.
Le nuove regole comuni, si legge in un comunicato, comprendono:
Un sistema veramente europeo sotto forma di regolamento con procedure comuni per l’emissione di decisioni di rimpatrio e un ordine di rimpatrio europeo da emettere da parte degli Stati membri. Con gli attuali 27 sistemi diversi, questo limiterà la frammentazione a livello dell’Unione.
Il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio consentirà a uno Stato membro di riconoscere ed eseguire direttamente una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro senza dover avviare una nuova procedura. Entro il 1° luglio 2027, un anno dopo l’entrata in vigore del Patto sulla migrazione e l’asilo, la Commissione verificherà se gli Stati membri hanno stabilito disposizioni adeguate per trattare efficacemente gli ordini di rimpatrio europei e adotterà una decisione di attuazione che renderà obbligatorio il riconoscimento e l’esecuzione di una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro.
Regole chiare sul rimpatrio forzato, incentivando al contempo il rimpatrio volontario: Il rimpatrio forzato sarà obbligatorio quando una persona che soggiorna illegalmente nell’UE non collabora, si dà alla fuga verso un altro Stato membro, non lascia l’UE entro il termine stabilito per la partenza volontaria o costituisce un rischio per la sicurezza. Questo approccio incentiva il rimpatrio volontario entro i termini previsti per la partenza dall’UE.
Obblighi più forti per i rimpatriati, bilanciati da chiare garanzie: Obbligo esplicito di cooperare con le autorità nazionali durante l’intera procedura di rimpatrio. A questi si aggiungono chiare conseguenze in caso di mancata collaborazione, come la riduzione o il rifiuto delle indennità o il sequestro dei documenti di viaggio. Allo stesso tempo, saranno rafforzati gli incentivi alla cooperazione, compreso il sostegno al rimpatrio volontario.
Forti garanzie durante l’intero processo di rimpatrio: Tutte le misure relative al rimpatrio devono essere attuate nel pieno rispetto degli standard fondamentali e internazionali sui diritti umani. Ciò è garantito da procedure chiare come il diritto di appello, il sostegno alle persone vulnerabili, forti garanzie per i minori e le famiglie e il rispetto del principio di non respingimento.
Norme più severe per limitare gli abusi e gestire la fuga: Gli Stati membri saranno dotati di norme rafforzate per localizzare i rimpatriati, con la possibilità di richiedere una garanzia finanziaria, la presentazione di relazioni periodiche o di risiedere in un luogo designato dalle autorità nazionali. Le nuove norme stabiliscono condizioni chiare per il trattenimento in caso di rischio di fuga, nonché alternative al trattenimento. La detenzione può arrivare a 24 mesi, rispetto ai 18 mesi attuali. Inoltre, l’effetto sospensivo delle decisioni di rimpatrio non sarà più automatico, a meno che non vi siano questioni legate al non respingimento.
Norme specifiche per le persone che presentano rischi per la sicurezza: Gli Stati membri dovranno verificare tempestivamente se una persona presenta un rischio per la sicurezza. Una volta identificate, tali persone saranno soggette a regole severe, tra cui il rimpatrio forzato obbligatorio, divieti di ingresso più lunghi, zone di detenzione separate. La detenzione può essere estesa oltre i normali 24 mesi su ordine di un giudice.
Riammissione come parte del processo di rimpatrio: Per colmare il divario tra la decisione di rimpatrio e l’effettivo ritorno in un Paese terzo, le nuove norme stabiliscono una procedura comune per garantire che la decisione di rimpatrio sia sistematicamente seguita da una richiesta di riammissione. Esse consentono inoltre il trasferimento di dati verso Paesi terzi ai fini della riammissione.
Hub di rimpatrio: Gli Stati membri hanno chiesto soluzioni innovative per la gestione della migrazione. La presente proposta introduce la possibilità giuridica di rimpatriare in un Paese terzo le persone che soggiornano illegalmente nell’UE e che hanno ricevuto una decisione definitiva di rimpatrio, sulla base di un accordo o di una convenzione conclusi a livello bilaterale o dell’UE. Tale accordo o intesa può essere concluso con un Paese terzo che rispetti gli standard e i principi internazionali in materia di diritti umani in conformità con il diritto internazionale, compreso il principio di non respingimento. Le famiglie con minori e i minori non accompagnati sono esclusi e l’attuazione di tali accordi o intese deve essere soggetta a monitoraggio.
I prossimi passi
Spetta ora al Parlamento europeo e al Consiglio approvare la proposta. La Commissione sosterrà i colegislatori per far avanzare i negoziati su questo progetto di regolamento. La Commissione pubblicherà anche un documento di lavoro dei servizi della Commissione che illustra in dettaglio i dati utilizzati per preparare la proposta.
Il contesto
Nel quadro del Patto sulla migrazione e l’asilo, che entrerà in vigore a metà del 2026, le domande di asilo saranno trattate in modo più rapido ed efficiente. Affinché ciò sia sostenibile, i rimpatri devono avvenire in tempi brevi. La presente proposta colma questa lacuna.
Il regolamento proposto oggi abroga l’attuale direttiva rimpatri del 2008. La proposta di rifusione della direttiva rimpatri presentata dalla Commissione nel 2018 sarà abrogata come annunciato nel programma di lavoro della Commissione per il 2025.
FONTE NEWS: Integrazione Migranti