Roma, 7 ottobre 2024 – Ieri sul campo da calcio di via Dottesio è andata in scena una partita che ha significato molto più di tre punti in classifica: il debutto del No Borders Team, una squadra composta interamente da giovani migranti provenienti da sette diversi Paesi africani. Non solo una partita, quindi, ma anche un simbolo di speranza e integrazione, un esempio concreto di come lo sport possa unire ciò che sembra diviso. Con un entusiasmo travolgente e una determinazione fuori dal comune, poi, i ragazzi in maglia giallo canarino hanno vinto la loro prima partita ufficiale contro il Torreglia, portando sul campo non solo talento, ma anche una storia di riscatto e inclusione.
Migranti, una squadra di calcio simbolo di integrazione
I ragazzi della No Borders Team, quindi, hanno sfidato non solo l’avversario, ma anche le barriere linguistiche, le difficoltà burocratiche e i pregiudizi, dimostrando che lo sport può essere il ponte più solido verso l’inclusione. “Abbiamo iniziato quasi un anno fa con qualche allenamento sporadico,” racconta Mattia Boscaro, uno dei coordinatori del progetto. “Poi è nata l’idea di formare una squadra e organizzare la No Borders Cup. Ora siamo qui, all’esordio in campionato. L’entusiasmo dei ragazzi è stato contagioso e ha reso possibile tutto questo.” Un risultato ottenuto a caro prezzo: il progetto, sostenuto dal Quadrato Meticcio e dalle cooperative che si occupano dell’accoglienza, infatti, costa circa seimila euro tra tesseramenti, tasse gara e l’affitto del campo parrocchiale. “Ma ne è valsa la pena,” afferma Boscaro. “Abbiamo dovuto lottare anche contro la burocrazia: di venti giocatori, solo 14 sono riusciti a ottenere i documenti necessari per essere tesserati.”
All’inizio della partita, l’emozione sembra tradire i ragazzi: un errore in difesa regala il vantaggio al Torreglia, che indossa una maglia ispirata a quella del Barcellona. Ma il No Borders non si perde d’animo. Riorganizzati dal loro allenatore, Lamin Dramè, originario del Senegal e scelto più per le tre lingue che conosce che per esperienza tecnica, i ragazzi pareggiano sul finire del primo tempo e completano la rimonta con un gol decisivo nel secondo, chiudendo il match 3-2.
Per la prima di campionato non poteva mancare neppure Floriana Rizzetto, presidente dell’Anpi, che sottolinea: “L’integrazione, in fondo, è una forma di resistenza.” Anche perché ricorreva un anniversario doloroso: il 3 ottobre del 2013, esattamente undici anni fa, 367 migranti persero la vita in un naufragio nel Mediterraneo cercando di raggiungere Lampedusa. “Ma anche i ragazzi che vediamo in campo hanno attraversato quel mare,” ricorda Paola Cosma della cooperativa Levante e attivista del Quadrato Meticcio. “Loro ce l’hanno fatta, ma si portano addosso il dolore di amici e fratelli che non hanno avuto la stessa fortuna.”
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