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Migranti, tra espulsioni e muri: ignorato l’appello di Papa Francesco

Roma, 25 aprile 2025 – Nel corso dei suoi dodici anni di pontificato, Papa Francesco ha denunciato con forza l’indifferenza del mondo verso la condizione dei migranti. Con parole dure e dirette, ha definito l’esclusione dei più vulnerabili come “scandalosa”, “schifosa”, “peccaminosa” e persino “criminale”. Già nel luglio 2013, nel primo viaggio da pontefice, decise di visitare Lampedusa, isola simbolo delle tragedie del Mediterraneo, per portare l’attenzione sulla crisi umanitaria.

Eppure, il suo appello è rimasto inascoltato dai grandi del mondo. Le principali potenze globali, anziché aprire canali umanitari o favorire l’integrazione, stanno alzando muri, rafforzando i blocchi navali, organizzando rimpatri ed eseguendo espulsioni di massa. In questo contesto, prende forma il cosiddetto “modello Albania“, un nuovo meccanismo che punta a esternalizzare la gestione dei flussi migratori, affidandola a paesi terzi, lontani dagli occhi dell’opinione pubblica europea.

Negli Stati Uniti, l’amministrazione Trump ha recentemente intensificato la sua linea dura, mirando in particolare ai migranti venezuelani. Solo dal febbraio 2025 sono stati rimpatriati 2.731 cittadini del Venezuela. Il 19 aprile, tuttavia, la Corte Suprema ha bloccato temporaneamente l’espulsione di presunti membri di gang, sottolineando l’assenza di un giusto processo. Nonostante ciò, Donald Trump ha ribadito il proprio diritto a procedere: “Non possiamo processare tutte le persone che vogliamo espellere,” ha dichiarato dallo Studio Ovale.

In un clima sempre più segnato dalla chiusura e dalla criminalizzazione della migrazione resta una domanda fondamentale: quanto ancora il mondo potrà ignorare le parole del Papa senza pagarne le conseguenze morali, politiche e umanitarie?

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