Roma, 1 settembre 2022 – Rimarranno lì, sul fondo del mare, incastrati nella barca che li ha portati alla morte. Resteranno lì il corpo di una giovane donna e del suo bambino, tenuto ancora stretto tra le sue braccia, anche dopo l’ultimo respiro. L’ultimo sforzo. Rimarranno lì, in quello che Papa Francesco ha definito “il cimitero più grande d’Europa”. Quel mare che i migranti sfidano nella speranza di trovare una nuova vita una volta toccata terra.
Migranti, trovati il corpo di una madre e di suo figlio ancora abbracciati
Le due salme sono state trovate a largo delle coste del Libano, e probabilmente risalgono a un naufragio avvenuto alcuni mesi fa. “C’era una donna giù in fondo al mare. Il suo corpo è rimasto incastrato a metà fuori da un oblò, mentre teneva in braccio suo figlio”, ha raccontato un membro della squadra che nel nord del Libano ha preso parte al tentativo di recupero degli oltre 30 corpi annegati quattro mesi fa. Alla fine di aprile, infatti, un’imbarcazione che trasportava 85 migranti era affondata in circostanze ancora da chiarire dopo un contatto con una motovedetta della marina militare libanese. A causa di quell’incidente una quarantina di persone, nella maggior parte donne e bambini, sono morte incastrate nella barca che li portava verso l’Europa.
Secondo alcuni superstiti, i militari avrebbero appositamente speronato la barca sulla quale stavano viaggiando i migranti. La marina, però, ha smentito questa ipotesi. Ora, però, gli avvocati delle vittime chiedono che venga aperta un’inchiesta internazionale, visto che quella libanese di fatto è stata archiviata immediatamente. Questo ha causato anche il ritardo nell’organizzazione del recupero dei corpi, che in seguito è iniziata grazie a un’iniziativa privata e a una raccolta fondi gestita in parte da una rete di familiari delle vittime originarie di Tripoli, ma presenti per lo più in Australia. Dopo i primi tentativi di recupero, nei quali i resti di alcuni migranti portati in superficie si sono disfatti sotto gli occhi dei soccorritori, la marina libanese ha informato l’organizzazione non governativa australiana dell’impossibilità di continuare per “rischi di sicurezza”. La missione poi si è conclusa e il sommergibile col suo equipaggio tecnico ha già lasciato il Libano.
I corpi rimarranno lì, sul fondo del mare. E le famiglie non avranno alcuna risposta e alcuna salma da seppellire.
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