In un anno sono aumentati del 169%. Le condizioni occupazionali variano in base a residenza, genere e Paese di provenienza. Il rapporto della Provincia di Milano
Milano – 29 ottobre 2013 – La crisi miete vittime tra gli immigrati, peggiorando il loro status economico e sociale, tanto in Lombardia quanto a Milano e Provincia. In entrambi i territori, tra il 2006 e il 2012 la quota occupati è diminuita di oltre 2 punti percentuali: dal 52,5% al 50,2% in Lombardia, dal 53,6% al 51,2% nel milanese.
Il tasso di occupazione a tempo indeterminato scende dal 34,3% al 30,1% nel capoluogo lombardo e dal 39,4% al 33,6% nei comuni di provincia. In Lombardia il dato si assesta al 32,5%. Calano contestualmente anche gli immigrati impiegati irregolarmente: in Lombardia sono il 9,7%, nel territorio provinciale il 12,0% (10,8% a Milano e 13,5% nei comuni extra-capoluogo).
Sono alcuni dei dati della ricerca "Il mercato del lavoro immigrato in provincia di Milano" realizzata da Provincia e Fondazione Ismu, da oggi disponibile online.
A conferma di questi trend negativi, da una parte, il forte aumento annuale del tasso di disoccupazione, passato tra il 2011 e il 2012 dal 7,2% al 19,4% (+169%) a Milano città e dal 10,5% al 13,5% (+23,9%) nelle municipalità dell'hinterland; dall'altra, l'ampliamento della quota di soggetti in cerca d'impiego, che lo scorso anno valeva il 5,8% a Milano e provincia e il 5,6% in Lombardia.
La domanda di lavoro immigrato a Milano e provincia si concentra nel comparto dei servizi (53,1%), del turismo (23,5%), dell'industria e delle costruzioni (12,8%) e del commercio (10,6%). Il turismo è tuttavia il solo settore in cui vi è una netta preferenza (41,1%) da parte dei datori di lavoro per personale di origine straniera.
La professione più diffusa tra gli stranieri occupati è quella di addetto alla ristorazione e agli alberghi, con quote superiori all'11% sia nel capoluogo, sia nei comuni di provincia. Seguono le figure di operaio edile (9,5%) e operaio generico nell'industria (7,1%) a Milano città; quelle di domestico a ore (9,7%) e assistente domiciliare (9,0%) nell'hinterland.
E' in ogni caso evidente come all'interno della popolazione straniera le condizioni occupazionali mutino a seconda della zona di residenza, del genere e della provenienza.
Per esempio, le disparità tra uomini e donne, sebbene mitigate dalla congiuntura economica negativa, restano evidenti. Nel 2012, il tasso di attività maschile (63,1%), pur in decrescita rispetto ai dati del 2006 (64,8%), resta nettamente superiore a quello femminile, che negli ultimi anni è comunque cresciuto, assestandosi al 48,5%. Gli uomini risultano sì maggiormente soggetti alla disoccupazione (25,5% vs. 11,8%) e all'occupazione irregolare (12,5% vs. 8,7), ma presentano allo stesso tempo una maggiore propensione al lavoro autonomo e all'imprenditorialità (11,4% vs. 4,7%).
Rilevanti sono anche le differenze sul piano etnico: nel 2012, i latini presentano tassi di disoccupazione (13,8%) e di occupazione irregolare (4,6%) più bassi, e si distinguono anche per quote consistenti di occupazione a tempo indeterminato; al contrario, gli est europei non comunitari e gli africani sub-sahariani incontrano serie difficoltà lavorative, con una forte disoccupazione ed elevate quote di lavoro irregolare.
In costante ascesa in tutta la Lombardia il numero delle imprese straniere, che si caratterizzano per tassi di natalità più elevati, tassi di mortalità più contenuti e, di conseguenza, per tassi di crescita più accentuati. Esse hanno infatti una durata media di 85 mesi (svettano quelle i cui titolari sono marocchini, 158 mesi, ed egiziani, 143), di ben 9 mesi superiore rispetto a quella delle imprese a titolarità italiana.
Nel 2012 l'incidenza dell'imprenditoria straniera è più elevata nelle telecomunicazioni (69,3%), nei servizi postali e attività di corriere (53,4%) e nei servizi per edifici e paesaggio (50,8%).
Queste dinamiche, l'etnicizzazione di alcuni settori produttivi e i differenti tassi di crescita, hanno portato, nella fase oggetto di studio, ad un progressivo processo di sostituzione degli imprenditori italiani da parte di quelli stranieri. Nel 2006, a Milano e provincia, gli immigrati titolari d'impresa erano 18.954, il 15,1% del totale. Sei anni dopo, nel 2012, se ne contano 26.153 su 118.764, il 22%. A fronte delle 7.000 unità in più tra gli stranieri, fa da contraltare la contrazione del numero di imprenditori italiani: -14.000. In provincia di Milano ha inoltre sede il 26% delle imprese a gestione straniera con base in Lombardia.
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Il mercato del lavoro in Provincia di Milano