Il 14 la prima udienza per il ricorso, ma la scuola inizierà il 12. Unicef: “Discriminati bambini nati e cresciuti in Italia, rivedere la legge sulla cittadinanza”
Roma – 6 settembre 2011 – Tra una settimana il tribunale di Milano inizierà ad occuparsi del caso della scuola elementare di via Paravia, dove quest’anno è stata bloccata la formazione della prima classe perché quindici iscritti su diciassette erano bambini senza la cittadinanza italiana.
Alle 10 del 14 settembre è stata fissata la prima udienza sul ricorso presentato da alcuni genitori contro il ministero dell’Istruzione e l’Ufficio scolastico Regionale, un’azione civile antidiscriminazione. Intanto però la scuola sarà già iniziata (la prima campanella in Lombardia suona il 12 settembre), quindi i genitori chiedono che, fino alla decisione dei giudici, i loro bambini possano comunque frequentare la scuola.
L’avvocato Alberto Guariso, che insieme al collega Livio Neri dell’associazione Avvocati per Niente sta curando il ricorso, ha scritto una lettera all’Ufficio scolastico regionale e al dirigente della scuola.
“Vi invito (…) ad assumere ogni provvedimento – scrive Guariso – affinché gli alunni possano frequentare la scuola in oggetto fino all’esito del giudizio, al fine di evitare il prodursi in capo ad essi di danni che – in caso positivo dell’esito – resterebbero a carico dell’amministrazione e dei singoli funzionari responsabili, dandone cortese comunicazione ai genitori e al sottoscritto”.
Che succederebbe, infatti, se i bambini iniziassero a frequentare un’altra scuola e poi il giudice desse ragione alla famiglie? Dovrebbero essere trasferiti in via Paravia? È però anche vero che, se iniziassero a frequentare in via Paravia e poi il riciorso venisse respinto dovrebbero cambiare comunque scuola.
Una bella grana. Oggi, intervistato dal Giornale,il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Giuseppe Colosio difende la scelta di non creare la prima classe. “La legge – dice – è dalla nostra parte. La decisione è in linea con la storia dell’integrazione italiana, la circolare Gelmini non fa che quantificare ciò che è espresso dalla legge Turco-Napolitano. Non è solo un problema di parlare la lingua italiana, serve uno scambio culturale tra bambini e famiglie”.
Sul caso è intervenuto ieri anche Il Comitato italiano per l’Unicef, preoccupato per la ricaduta sul diritto all’istruzione e alla non discriminazione dei bambini”. L’Unicef ricorda che ” la maggior parte degli alunni di origine straniera iscritti alla prima classe della Lombardo Radice sono bambini nati in Italia e che hanno dimestichezza con la lingua italiana. Anche alla luce di questi episodi risulta quindi urgente un ripensamento dell’attuale normativa in materia di acquisizione della cittadinanza”.
EP