Roma, 20 aprile 2020 – “Un paese che lotta contro il coronavirus non può avere sul proprio territorio persone che sono fantasmi senza identità, irrintracciabili, che vivono in baraccopoli illegali potenziale focolaio di epidemia. Non è agli stranieri che facciamo un favore regolarizzandoli, ma all’Italia perché ne va della salute pubblica”.
Sono le parole dell’ex ministro degli Interni degli ultimi governi di centrosinistra, Marco Minniti, che in un’intervista a la Repubblica sottolinea: “Il rischio è che con la pandemia si rompa qualcosa di molto profondo nel tessuto connettivo del nostro paese e delle democrazie più in generale”.
Minniti ritiene che ora sia necessario stringere “un grande patto con il mondo del lavoro agricolo in tre tappe” che metta al centro la “lotta contro il caporalato, contratti di lavoro regolari, permesso di soggiorno” perché “il punto è che un paese che lotta contro l’epidemia non può avere fantasmi senza identità, che non siano rintracciabili o che vivano in baraccopoli illegali e prive di qualunque garanzia sanitaria”.
“Non si può ragionare con gli schemi del passato”, afferma l’ex ministro, tanto che oggi “il massimo del realismo è il massimo dell’innovazione” sostiene, perciò “regolarizzare i lavoratori stranieri non è un favore fatto a loro, ma all’Italia, perché ne va della salute pubblica” anche perché “abbiamo bisogno urgente di una legge sull’immigrazione che gestisca attraverso la nostra rete diplomatica gli ingressi regolari dai paesi di provenienza”.