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Monsignor Vegliò: “Europa è già multietnica, pericoloso negarlo”

"L’arrivo di migranti di altre religioni è uno stimolo più che una minaccia per l’identità cristiana" Citta’ del Vaticano, 25 settembre 2009 – L’Europa odierna ”presenta gia’ un volto multietnico, multireligioso e multiculturale, ma ancor piu’ manifestera’ tali caratteristiche nel futuro, in un dinamismo che investira’ anche le rimanenti aree del pianeta”.

Lo afferma il presidente del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, mons. Antonio Maria Veglio’, in un’intervista pubblicata sull’Osservatore Romano, aggiungendo: ”Questo dato attualmente non puo’ essere messo in discussione. Negare la metamorfosi che sta avvenendo a livello internazionale non solo e’ un’assurdita’, smentita comunque dalla realta’ dei fatti, ma e’ anche una scelta pericolosa e irresponsabile, perche’ non accetta di gestire un fenomeno che ha gia’ assunto tratti strutturali e globali, cercando di favorirne gli aspetti positivi e di ridurre quelli negativi”.

Per l’arcivescovo, e’ quindi necessario ”offrire adeguati percorsi di formazione alle nuove generazioni, in modo particolare, ma anche a tutta la popolazione, sia autoctoni che immigrati, per prepararsi alla convivenza con le diversita’. Certamente in questo processo i Governi devono essere in prima linea, soprattutto legiferando e adottando opportuni provvedimenti per dare impulso in misura corretta ed equilibrata a tale cammino di apprendimento”.

QUESTIONE RIFUGIATI
Il rifugiato, in Italia e in altri Paesi europei, ancora oggi viene troppo spesso ”confuso con l’immigrato per motivi economici e non gode dei dovuti sostegni sociali” – spiega Vegliò.

L’arcivescovo ricorda che l’asilo e’ ”un diritto umano fondamentale”, il cui rispetto ”viene prima dei problemi concreti legati alla sua attuazione”. Alla Chiesa spetta il compito di richiamare al ”dovere della solidarieta’ verso coloro che vivono in situazioni di maggiore vulnerabilita’, come rifugiati e migranti”, e non di valutare le scelte politiche concrete. I rifugiati ”pesano, soprattutto inizialmente, sulle casse dello Stato – sono gli ultimi arrivati e sono stranieri”, e per questo ”negli ultimi decenni e’ stato facile per alcune frange di certi Paesi europei, come Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Austria e Olanda, identificarli come intrusi e approfittatori dei sistemi di assistenza sociale”, prosegue mons. Veglio’. ”Invece, nei recenti Paesi di rifugio – come Italia, Grecia, Malta e nazioni dell’Est europeo – il rifugiato e’ ancora troppe volte confuso con l’immigrato per motivi economici e non gode dei dovuti sostegni sociali”, sottolinea Veglio’.

”Non bisogna dimenticare – conclude il presule – che i motivi di fuga sono molto complessi e spesso le persone non scappano da persecuzioni politiche direttamente rivolte alle loro persone, ma da situazioni generali di pericolo e di violazione dei diritti umani, che rendono la vita impossibile in numerosi Paesi, per cui risulta difficile distinguere tra migranti ‘economici’ e rifugiati”.

IDENTITA’ CRISTIANA NON A RISCHIO
‘Per l’arcivescovo Vegliò ‘L’arrivo di migranti e rifugiati appartenenti ad altre religioni e’ uno stimolo più che una minaccia per l’identità cristiana”.

L’arcivescovo concede che il ”rischio di perdere l’identita’ cristiana di fronte a consistenti afflussi di rifugiati appartenenti ad altre religioni” ”potrebbe essere reale”. Pero’, aggiunge, ”essi arricchirebbero se stessi e il nuovo ambiente se si trovassero a confronto con una diversa identita’ religiosa davvero solida e coerente”. Per mons. Veglio’, ”a mettere in pericolo l’identita’ cristiana e’ piuttosto il processo di avanzata secolarizzazione, che talora sta degenerando in secolarismo intollerante e, nel vecchio continente, sta ormai facendo perdere le radici cristiane dell’Europa, negate in sede istituzionale e in alcuni ambiti della societa’.

Di fatto, mediante il laicismo e il relativismo, l’Europa sta costruendo una comunita’ senza Dio e cio’ non e’ solo un ostacolo alla sua identita’, ma e’ anche un impedimento alle politiche di integrazione”. ”Se fossimo coraggiosi testimoni del Vangelo – prosegue Veglio’ – forse un numero maggiore di migranti e di rifugiati, in ricerca e in fuga da realta’ oppressive, anche sul piano religioso, sarebbe affascinato dalla fede cristiana o, quanto meno, essa sarebbe apprezzata per il suo contributo nell’ambito culturale, storico e artistico”.

”Mi pare, invece, che il cristianesimo in Europa sia guardato con sospetto da migranti e rifugiati non cristiani – sottolinea il prelato vaticano – allorquando si lascia identificare con uno stile di vita che lo contraddice e con la mancanza di genuina religiosita’ da parte degli autoctoni. Talvolta, poi – conclude – si paventa l’espansione demografica dei non cristiani in Europa. Ma anche in questo caso dovremmo chiederci perche’ non siamo in grado di equilibrare il dinamismo demografico e, soprattutto, di trasmettere la fede cristiana alle nostre nuove generazioni, che, per quanto in calo, sono ancora numericamente in maggioranza”.

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