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Moschee: sermoni in italiano

La proposta del Viminale non convince la consulta islamica riunita ieri. La replica: "Sarebbe discriminatorio"

Roma – 19 gennaio 2011- Si è conclusa tra le polemiche la riunione di ieri mattina al Viminale con il Comitato dell’Islam.

All’ordine del giorno è stata discussa la proposta di Andrea Morigi, membro del gruppo di lavoro sulle moschee, che ha formulato l’ipotesi di recitare il sermone del venerdì in italiano.

Perentoria la bocciatura da parte dei rappresentati islamici che hanno definito “auspicabile l’invito” ma hanno sottolineato come non possa diventare una norma perché sarebbe “discriminatorio”.

Secondo i membri della consulta, richiedere obbligatoriamente l’uso dell’italiano nelle loro funzioni religiosie renderebbe discriminatorio il trattamento nei loro confronti, perché  tale richiesta "non viene  pretesa in alcun modo nelle funzioni delle altre religioni praticate in Italia".

Le posizioni sono rimaste distanti anche alla richiesta di rendere aperte le nuove moschee a tutte le correnti dell’Islam, raccogliendo la disapprovazione di molti membri del Comitato, contrari all’idea di imporre a gruppi, come i sunniti e gli sciiti, di pregare insieme.

Tra le proposte del Viminale è stato anche richiesto di inserire dei criteri nella scelta dell’imam  che garantiscano e certifichino la sua preparazione.

Nella bozza discussa ieri, inoltre, si è invitato a gestire i luoghi di culto ispirandosi al modello della grande moschea di Roma, attualmente diretta dal marocchino Abdellah Redouane, che gode del riconoscimento di alto livello diplomatico da parte dei Paesi a maggioranza islamica,  grazie al coinvolgimento,  nel suo Consiglio di Amministrazione,  degli ambasciatori in Italia di questi stessi paesi.

M. I.

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