E’ successo all’ospedale Fatebenefratelli NAPOLI, 1 aprile 2009 – Una donna clandestina originaria della Costa d’Avorio in attesa di status di rifugiata politica è stata denunciata dopo aver partorito all’ospedale Fatebenefratelli di Napoli il 5 marzo scorso.
Secondo La Repubblica, dal presidio sanitario sarebbe scattato un fax verso il commissariato di polizia di Posillipo per chiedere "un urgente interessamento per l’identificazione di una signora di Costa d’Avorio". Ovvero, sottolinea il quotidiano, ”la denuncia. Esattamente cio’ che la contestatissima norma – voluta dalla Lega nell’ambito del pacchetto sicurezza, e gia’ approvata al Senato – chiede. Proprio il nodo che ha provocato il dissenso di un centinaio di deputati del Pdl, lo scorso 18 marzo”.
La donna, vedova di un uomo ucciso, quattro anni fa, dalla guerra civile che dilania la Costa d’Avorio, è in Italia dal 2007. L’asilo politico, chiesto subito, le è stato negato due volte: e attualmente pende il ricorso innanzi al Tribunale di Roma contro quella bocciatura. Stabilitasi a Napoli, si e’ innamorata di un falegname di Costa d’Avorio ed è rimasta incinta. Una gravidanza difficile, in cui si è fatta seguire dai medici dell’ospedale San Paolo. Al San Paolo però per il parto non ha trovato posto ed e’ finita al Fatebenefratelli. E, poche ore dopo la nascita del piccolo Abou, la donna si e’ trovata alla porta della stanza d’ospedale le forze dell’ordine, che l’hanno portata in questura per l’identificazione. Per dieci giorni non ha potuto allattare, fino a quando non e’ arrivata dagli uffici dell’Immigrazionela conferma che il suo fascicolo esisteva davvero.
"Un caso illegittimo, gravissimo – denuncia l’avvocato napoletano Liana Nesta. Delle due l’una, o nell’ospedale napoletano Fatebenefratelli c’è un medico o un assistente sociale più realista del re che ha messo in pratica una legge non ancora approvata dagli organi della Repubblica; oppure qualcuno ha firmato un abuso inspiegabile ai danni di una madre e cittadina".
Una storia su cui promettono battaglia anche gli operatori dell’associazione "3 febbraio", da sempre al fianco degli immigrati, anche clandestini, per le battaglie di dignità e rispetto. ”Siamo di fronte a un’iniziativa senza precedenti. Non è mai accaduto che una donna extracomunitaria, che si presenta al pronto soccorso con le doglie, ormai prossima al parto, venga segnalata per l’identificazione", spiega pacatamente Liana Nesta. E aggiunge: "Come se non bastasse, K. non ha potuto allattare suo figlio nei suoi primi giorni del ricovero: lo ha visto per cortesia di alcuni sanitari che glielo hanno adagiato tra le braccia, ma non ha potuto allattarlo".