“A Pordenone si vedono solo anziani e stranieri”
Trieste, 2 marzo 2011 – “Basta immigrati in Friuli Venezia Giulia, qui la misura e’ colma”. A dirlo il capogruppo della lega Nord in Consiglio regionale, Danilo Narduzzi, il quale afferma che “Emissari della Prefettura di Pordenone si stanno muovendo per trovare disponibilita’ di locali, alberghi e altre strutture che possano ospitare profughi”.
Al telefono con l’Adnkronos, Narduzzi riferisce di essere stato avvertito di questo “da nostri amministratori della zona montana”. L’esponente del Carroccio non sa se queste ricerche di sistemazioni siano legate alla necessita’ di trasferire 100 immigrati dal Cie di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), inagibile a causa degli incendi appiccati dagli stessi extracomunitari, o per collocare eventuali contingenti di nuovi arrivi dal Nord Africa. Comunque, chiunque essi siano, “La Lega dice no”, ribadisce.
Gli stranieri “Possono benissimo essere mandati in Sicilia, o comunque nel Meridione, dove la percentuale degli immigrati e’ molto bassa e dove ospitarli costa meno”, aggiunge Narduzzi. Il capogruppo ricorda che “in provincia di Pordenone, tra regolari e non, siamo gia’ al 25% di immigrati.
A Pordenone citta’ – rincara la dose – gli immigrati sono la maggioranza assoluta: in centro si vedono solo stranieri e anziani. Ormai e’ emergenza sociale. Pordenone e’ una piccola casbah”. E poi, riflette, “Non tutti gli immigrati hanno voglia e tempo di integrarsi”. Il consigliere regionale parla di violenze e furti, “spesso – sottolinea – compiuti da clandestini”.
Il leghista paventa poi il pericolo che siano gli italiani a sentirsi invasi e a sviluppare quindi ostilita’ nei confronti degli extracomunitari. E a suffragio delle sue parole cita studi al riguardo. Dulcis in fundo, racconta quanto avvenuto a Cordenons (Pordenone), dove un ragazzo di 25 anni ha sorpreso due immigrati che rubavano nella sua abitazione ed “e’ stato scaraventato giu’ dalle scale come un cane. Per carita’ – conclude Narduzzi – non sono tutti cosi’, ma ormai siamo al punto di rottura”.