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Necessità di ridefinire il reato di traffico di migranti a livello internazionale: la proposta di Calogero Ferrara

Negli ultimi decenni, il traffico di migranti è emerso come una delle sfide più critiche a livello globale, complicata dalla sua evoluzione e dall’aumento delle persone coinvolte. Calogero Ferrara, esperto italiano in materia, ha recentemente sottolineato la necessità di ridefinire in modo più chiaro il reato di traffico di migranti, in particolare a livello internazionale. Secondo Ferrara, la definizione contenuta nel Protocollo di Palermo, adottato oltre vent’anni fa nel contesto delle Nazioni Unite, risulta ormai vaga e non più adeguata ai tempi attuali.

Il Protocollo di Palermo, nato nel 2000 come un accordo innovativo, ha segnato una svolta nella lotta al traffico di esseri umani. Tuttavia, come sottolinea Ferrara, all’epoca il fenomeno era molto diverso. Il traffico di migranti riguardava principalmente il trasporto di piccoli gruppi di persone, magari nascoste in veicoli per attraversare illegalmente le frontiere. Le dimensioni attuali del fenomeno, con centinaia di migliaia di persone che attraversano il Mediterraneo e con le tragiche immagini dei barconi affondati nelle acque europee, erano impensabili vent’anni fa.

Ferrara, che dal 2016 lavora attivamente su queste tematiche, sta attualmente redigendo un rapporto per il Consiglio d’Europa, che sarà completato entro la fine del 2024. In questo rapporto, egli delinea le ragioni per cui sarebbe opportuno che il Consiglio rediga un nuovo strumento normativo, sia esso una convenzione o una raccomandazione, per affrontare in modo più efficace la prevenzione e la lotta al traffico di migranti.

Durante una conferenza organizzata dal Comitato europeo sui problemi penali del Consiglio d’Europa, Ferrara ha ribadito che il cambiamento nelle dinamiche del traffico di migranti richiede risposte più aggiornate e incisive. Il reato di traffico, oggi, non riguarda più solo piccoli gruppi o singoli individui, ma coinvolge reti criminali complesse che operano su larga scala, sfruttando la vulnerabilità delle persone che cercano disperatamente una via d’uscita da guerre, persecuzioni e povertà.

L’obiettivo di un nuovo strumento internazionale, come sostiene Ferrara, non è solo la repressione del traffico, ma anche la prevenzione, attraverso una maggiore cooperazione tra gli Stati e l’elaborazione di politiche comuni per la protezione dei diritti umani dei migranti. Un approccio più chiaro e aggiornato potrebbe contribuire a combattere efficacemente il traffico di esseri umani, rispondendo alle nuove sfide poste dalla crescente migrazione forzata e dagli sviluppi tecnologici che facilitano il traffico illecito.

Con l’urgenza di adeguare il quadro giuridico alle mutate condizioni del fenomeno migratorio, l’auspicio di Ferrara è che il Consiglio d’Europa possa guidare questo processo, dimostrando ancora una volta il suo impegno nella tutela dei diritti umani e nella lotta contro il crimine organizzato.

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