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Nuovo decreto flussi: tra rigorismo e pragmatismo mancato. Il commento dell’Azione Cattolica Italiana

Roma, 4 ottobre 2024 – Secondo l’Azione Cattolica Italiana, il Decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 2 ottobre 2024, che introduce misure urgenti per l’ingresso di lavoratori stranieri in Italia e la gestione dei flussi migratori, presenta diverse criticità. Pur affrontando aspetti importanti come la lotta al caporalato, la tutela delle vittime di sfruttamento e il controllo sui flussi migratori, il provvedimento sembra caratterizzato da poche luci e molte ombre.

Inasprimento delle norme anti-caporalato, ma anche restrizioni per le ONG

L’Azione Cattolica Italiana riconosce che il contrasto al caporalato, piaga che colpisce molti lavoratori stranieri in Italia, rappresenta un passo importante. Il decreto inasprisce le pene per chi sfrutta i lavoratori e garantisce maggiori tutele per coloro che denunciano gli abusi. Tuttavia, l’ACI esprime preoccupazione per le restrizioni imposte alle ONG che operano nel Mediterraneo. Le nuove regole rischiano di limitare ulteriormente la possibilità di soccorrere vite umane in mare, compromettendo il lavoro di chi agisce in prima linea per salvare migranti in pericolo.

Norme sulla protezione internazionale e gestione dei flussi migratori

L’Azione Cattolica evidenzia con preoccupazione anche l’introduzione di nuove norme che rendono più complessa la situazione dei richiedenti asilo. Tra queste, l’ACI sottolinea la possibilità di ispezionare i cellulari dei migranti per l’identificazione e l’ampliamento delle situazioni in cui una domanda di protezione internazionale può essere considerata implicitamente ritirata. Tutto questo avviene, osserva l’associazione, nel contesto di un’Europa che, anziché sostenere attivamente i Paesi che accolgono i migranti, sembra complice nel limitare il salvataggio di vite in mare.

Un decreto che restringe le prospettive

Secondo l’Azione Cattolica Italiana, è preoccupante che un provvedimento destinato a regolamentare l’ingresso legale di lavoratori stranieri, utile per un Paese che affronta un calo demografico significativo, si trasformi in un ulteriore strumento di chiusura. La necessità di un approccio più coraggioso e lungimirante appare evidente: il Paese ha bisogno di politiche di apertura, non di ulteriori restrizioni, in un momento in cui la forza lavoro straniera potrebbe rappresentare una risorsa preziosa per il futuro.

L’associazione ribadisce che, pur essendo positiva l’introduzione di misure come il permesso temporaneo per i lavoratori stagionali che cercano un nuovo impiego, il decreto appare carente in termini di umanità e pragmatismo. La riduzione del periodo per il ricorso contro il fermo amministrativo delle navi umanitarie e le nuove regole per gli aerei delle ONG, infatti, sembrano penalizzare ulteriormente chi opera per il bene comune.

Una strada da correggere

L’Azione Cattolica Italiana invita il Governo a riflettere sulle conseguenze di tali decisioni, soprattutto in un momento storico in cui l’Italia, con il supporto dell’Unione Europea, dovrebbe dare prova di maggiore apertura e solidarietà nei confronti di chi cerca un futuro migliore.

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