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Nuovo governo: timori e appelli al dialogo

Le reazioni di Arci, Acli, Caritas e G2. Da chi vede nero a chi invita a un confronto sereno sull’immigrazione Roma – 17 aprile 2008 – C’è chi vede nero, chi teme conflitti sociali e chi invita al dialogo sui temi che riguardano gli stranieri in Italia, anche per non buttare via quanto di buono è stato fatto negli ultimi due anni.Dopo la vittoria del centrodestra le associazioni impegnate nell’immigrazione drizzano le antenne e si interrogano su cosa accadrà nei prossimi mesi.

Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, è pessimista. "Si apre una stagione buia per gli immigrati. La vittoria del centrodestra si é basata anche su una ‘guerra tra i poveri’, operai italiani contro quelli stranieri. E chi ne farà le spese saranno gli immigrati. Ci aspettiamo, come è avvenuto in passato, una situazione di conflitto, una sorta di diffuso razzismo, nelle forme consentite dalla legge" dice. Per Miraglia, quindi, la "situazione degli immigrati peggiorerà: bisogna dare una risposta all’insicurezza, senza fomentare il razzismo, ma con una risposta democratica, cosa che al momento mi sembra più difficile che in passato. Lavoreremo per cercare dialogo con tutti, per non far sentire soli gli stranieri e per creare spazio per dare la parola a quattro milioni di persone".

"In Italia – sottolinea invece Michele Consiglio (Acli) – ci sono circa 500 mila lavoratori irregolari, che servono al paese, più al Veneto che ad altre regioni. La questione si deve affrontare in termini non ideologici ma concreti e penso che anche in questo parlamento ci potrà essere un’area solidaristica, perché se non fosse così non supereremmo le difficoltà". Secondo Consiglio, "l’Italia non può certo reggere il peso di uno scontro sociale. C’é una domanda di sicurezza che emerge dal voto, ma dipende da come si affronta questa domanda: sarebbe una iattura non dare dignità e certezze agli stranieri che vengono a lavorare in Italia. C’é una necessità di rivedere la legge Bossi-Fini che oramai non è più adeguata: penso che anche il Pdl si renda conto di questo, e noi, da parte nostra, vigileremo su quanto sarà fatto".

Per Oliviero Forti (Caritas), si è "ancora nella fase degli auspici, ma in questo periodo di campagna elettorale abbiamo spesso ascoltato dichiarazioni forti rispetto all’irregolarità degli immigrati nel nostro paese. Tutti auspichiamo una soluzione con uno strumento legislativo per avere ingressi regolari. Non vorremmo, in ogni caso, che andasse perso il lavoro fatto in questi due anni passati. Per questo siamo convinti che il nuovo governo ripartirà da dove ci si è fermati con il governo Prodi. D’altra parte la legge Bossi-Fini ha dimostrato le sue debolezze e servono nuovi sbocchi nuovi per un contesto che è mutato dal 2002". La Caritas assicura la sua collaborazione perché "bisogna lavorare sulle criticità e sul senso di insicurezza".

Infine, Mohamed Tailmoun, portavoce della Rete Seconda Generazione, ricorda che la proposta di riforma della legge sulla cittadinanza per i figli degli immigrati "rimane in piedi. Valuteremo l’operato delle maggioranze e dei governi su quello che fanno, siamo disponibili a dialogare con tutti".

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Rassegna immigrazione 17/04/2008