Li passerà ai domiciliari con il permesso di uscire a lavorare. Per i giudici ci fu razzismo. La vedova della vittima rinuncia al risarcimento
Roma – 19 gennaio 2017 – Omicidio preterintenzionale, aggravato dal razzismo. Amedeo Mancini, che il 5 luglio scorso uccise a Fermo Emmanuel Chidi Namdi durante una colluttazione, sconterà una pena di quattro anni, per ora ai domiciliari e con il permesso di uscire a lavorare otto ore al giorno.
Si chiude con un patteggiamento, ratificato ieri dal gip di Fermo Maria Grazia Leopardi, la vicenda giudiziaria per la morte del richiedente asilo nigeriano. Il 5 luglio scorso era per strada a Fermo con sua moglie Chinyere e reagì agli insulti di Mancini: “African scimmia”. Durante la colluttazione, i pugni di Mancini causarono a Namdi un’emorragia celebrale che lo mandò in coma e poi lo uccise.
Chinyere, che ieri era presente all’udienza, con il suo avvocato Letizai Astorri, ha rinunciato alla costituzione come parte civile e quindi a ogni risarcimento. Ha ottenuto però da Mancini l’impegno a contribuire al rimpatrio della salma del marito in Nigeria, serviranno 5 mila euro che l’uomo verserà anche con l’aiuto degli ultras della Fermana, che hanno organizzato una colletta.
La pena di Mancini è stata aumentata di tre mesi per l’aggravante della discriminazione razziale, mentre non è stata applicata l’aggravante dei futili motivi. Al fermano è stata invece riconosciuta l’attenuante della provocazione.