Lo sfogo del deputato Davide Cavallotto dopo la convocazione dell’italo-argentino per la sfida contro la Serbia. Eppure pochi giorni fa i suoi colleghi di partito difendevano lo ius sanguinis
Roma – 6 ottobre 2011 – Al deputato della Lega Nord Davide Cavallotto proprio non va giù che Pablo Daniel Osvaldo giochi con gli azzurri nella sfida tra Italia e Serbia in programma domani a Belgrado.
“La convocazione di Osvaldo nella nazionale italiana – commenta amaramente – certifica il fallimento definitivo della politica della Figc. Il progetto di Cesare Prandelli, che avrebbe dovuto portare i nostri giovani talenti a vestire la maglia azzurra, si sta trasformando in una pensione per oriundi”.
Il giocatore dell’A.S. Roma è nato in Argentina nel 1986 e ha già militato per altre squadre italiane, come Atalanta, Lecce, Fiorentina e Bologna. Il passaporto tricolore non se l’è però meritato grazie agli anni passati qui da immigrato (seppur di lusso), ma per “ius sanguinis”, dal momento che può vantare antenati italiani.
Cavallotto non si rassegna. “È mai possibile – si chiede – che nei nostri vivai non ci siano giocatori all’altezza degli scarti delle altre nazionali? Se così fosse la Figc dovrebbe rivedere la propria politica e tornare a investire, magari incentivando le società di serie A, nei settori giovanili”.
È strano, perché invece pochi giorni fa altri due leghisti difendevano le regole che reso Osvaldo italiano. “Lo ius sanguinis non si tocca” tuonava il capogruppo alla Regione Toscana Antonio Gambetta Vianna contro la proposta di una riforma della cittadinanza, mentre l’eurodeputato Claudio Morganti sosteneva che “l’attuale legge è più che consona ed evita, soprattutto, furbate”.
Delle due l’una. I leghisti possono appoggiare una riforma della legge sulle cittadinanza basata sullo ius soli (aprendo alle seconde generazioni, regalerebbero fenomeni ai vivai). Oppure continuino a credere che l’italianità è nel sangue e si trasmette geneticamente per secoli. E si tengano Osvaldo in Nazionale.
Elvio Pasca