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Paesi Ocse: più stranieri nei lavori disagiati

I dati dell’ultimo rapporto dell’organizzazione parigina. Emerge che la lentezza nelle regolarizzazioni “incentiva l’illegalità”

Parigi – 10 settembre 2008 – I paesi industrializzati Ocse sono la meta ambita di milioni di emigrati. Secondo l’ultimo rapporto sull’Immigrazione presentato oggi dall’organizzazione parigina gli stranieri rappresentano il 12% della popolazione dell’area, con un aumento pari al 18% rispetto al 2000. Uno squadrone di possibile manodopera, i cui componenti però, secondo lo studio, hanno una quota sempre più alta nei lavori disagiati e poco qualificati e sono più spesso i meno pagati.

Terra promessa anche l’Italia che nel 2006 ha quasi raddoppiato rispetto al 2002 la percentuale di stranieri ‘nazionali’. La loro presenza è però concentrata soprattutto negli impieghi poco qualificati, come l’edilizia, l’assistenza domestica, la ristorazione e i servizi sociali. Rappresentano il 9,7% della forza lavoro di basso livello, che nel Belpaese costituisce il 39,3% del totale, e l’8,6% della forza lavoro complessiva (5,1% nel 2002). Lo studio rileva che l’incidenza è ancora maggiore nel gruppo di età compreso tra i 25 e i 34 anni, nel quale gli stranieri erano il 14,4% degli occupati a bassa retribuzione.  

Nella classifica dei Paesi per tasso di assunzione degli stranieri, l’Italia si piazza al nono posto, mentre in testa si collocano Svizzera, Portogallo, Irlanda e Stati Uniti. Vi è tuttavia una forte differenza tra i sessi: il nostro Paese è infatti terzo per quanto riguarda l’assunzione degli uomini, ma solo 17esimo per quanto riguarda l’assunzione delle straniere.

L’Ocse nota nel rapporto che l’aumento della quota di immigrati sul totale dei lavoratori è ”particolarmente importante” in Spagna (più 7 punti percentuali fra il 2002 e il 2006), in Italia (+4,5) e in Irlanda (+3,5). Globalmente, la crescita annuale media del lavoro immigrato ha superato il 6% negli ultimi 10 anni nei paesi dell’Unione europea e il 4,5% negli Stati Uniti. In particolare la quota di lavoratori immigrati nel settore edile è aumentata considerevolmente in Spagna (dal 10 al 19,7%) e in Italia (dal 9 a oltre il 14%).

Un altro aspetto che emerge dalla ricerca è quello che vede le lentezze amministrative nella regolarizzazione degli immigrati in Italia come possibile "incentivo alla illegalità”. Nel 2006 sono state presentate circa 520.000 domande di permesso di soggiorno, ma "i ritardi amministrativi hanno fatto sì che la maggior parte delle pratiche non fossero considerate fino alla fine dell’anno. "Tutti i paesi dell’Ocse hanno problemi di lentezza, ma non tanti come l’Italia”, ha osservato Georges Lemaitre, uno degli autori dello studio.

"Bisognerebbe trattare rapidamente le domande, verificare le carte in tempi brevi, dare i mezzi per assicurare che le regole siano rispettate” ha aggiunto, sottolineando che ”un imprenditore non può aspettare per mesi” e che quindi ”può essere tentato di aggirare la legislazione”. ”Ad esempio – ha aggiunto Lemaitre – sarebbe bene che l’iter amministrativo fosse completato mentre è ancora valido il visto turistico dell’immigrato".

”Ci sono settori in cui la penuria di manodopera è appurata. In quelli almeno i tempi dovrebbero essere accorciati” ha detto, rilevando come nel Regno Unito nei settori in ”cui il bisogno è stato identificato”, il permesso può essere rilasciato in meno di una settimana.

a.i.

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