Sono riuscite a ribellarsi agli aguzzini che le costringevano a prostituirsi. Ora realizzano centrini e tessuti ricamati in un’associazione di recupero sociale
PALERMO – Si sono ribellate a chi le costringeva a prostituirsi. Ora realizzano tovaglie da tavola, bomboniere, cuscini, tessuti ricamati, centrini ad uncinetto. Sono un gruppo di 40 ragazze nigeriane riuscite a Palermo ad abbandonare la strada e darsi un’altra chance. Il centro di taglio e cucito con la sua sartoria dotata di 8 macchine da cucire è una delle attività organizzate dall’associazione "Pellegrino della Terra", fondata dal pastore valdese nigeriano Vivien Wivoloku, che mira al recupero sociale delle ragazze costrette a prostituirsi. L’obiettivo è consentire loro di sostenersi con il nuovo lavoro. E mandare una parte dei ricavi in Africa alle proprie famiglie.
La sede del centro, si trova per ora all’interno dell’istituto valdese di piazza Noce, una zona popolare con alta concentrazione di immigrati. Ma l’associazione conta di avere presto in gestione una palazzina confiscata alla mafia. All’interno dovrebbe trasferirsi la sartoria, insieme a un ristorante afro-italiano, una cooperativa agricola nigeriana, il laboratorio di lingua italiana e di economia domestica, nonché il centro di ascolto.
Fra le ragazze al lavoro nel centro c’è Elisabeth, 34 anni, laureata in Nigeria in ostetricia, arrivata in Italia con l’intento di fare la parrucchiera, raggirata e costretta a prostituirsi. Ora è reduce da un concorso per mediatrice culturale. "La maggior parte delle ragazze che si prostituiscono hanno l’incubo di finire in un Cpt per essere rimpatriate, perché nel loro paese verrebbero incarcerate, e, in quanto adultere, sarebbero abbandonate dal villaggio d’origine".
In Nigeria le organizzazioni criminali approfittano soprattutto delle situazioni economiche delle famiglie più disagiate, per promuovere il traffico delle persone in Europa. Vittime della tratta sono soprattutto le ragazze minorenni, che provengono dai villaggi più sperduti della Nigeria e che, in Italia, vengono schiavizzate e ridotte a "merce usa e getta " per i clienti.
(2 luglio 2007)