Roma, 7 ottobre 2024 – In un’epoca in cui la migrazione continua a essere uno dei temi più discussi e divisivi, la mostra Panta Rei. Vite migranti lungo la rotta balcanica, aperta fino al 12 ottobre presso il Centro Balducci di Zugliano (Udine), offre uno spazio di riflessione che invita a comprendere il vissuto, le fragilità e le speranze di chi è costretto ad abbandonare il proprio Paese alla ricerca di un futuro in Europa.
Ideata e curata da Anna Clementi e Diego Saccor, l’installazione si pone come obiettivo non solo quello di raccontare le storie di migrazione, ma anche di contrastare l’hate speech e le discriminazioni attraverso una narrazione potente e immersiva. La mostra ricrea il viaggio di coloro che percorrono la rotta balcanica, includendo persone provenienti da Paesi come Pakistan, Afghanistan, Siria, Iraq, Kosovo, Marocco, Algeria, Iran, Eritrea, Congo e Camerun, che affrontano sfide immense per raggiungere l’Europa.
La peculiarità di Panta Rei risiede nell’uso di diversi strumenti espressivi: fotografie, suoni, pannelli di testo, mappe, video e, soprattutto, oggetti originali ritrovati lungo la rotta. Questi elementi si uniscono per ricalcare le principali tappe del viaggio: dal momento della partenza, con il dolore e la speranza che essa comporta, all’attraversamento di confini spesso segnato da violenze e respingimenti, fino all’incertezza e alla sospensione della vita nei campi profughi. La mostra culmina nel racconto dell’arrivo, momento in cui si rende necessario ricucire identità e memoria personale per poter immaginare nuovamente un futuro.
Divisa in cinque sezioni tematiche – il viaggio, il campo, la famiglia, l’identità e i sogni – la mostra guida il visitatore in un percorso emotivo che riflette l’esperienza fisica e mentale dei migranti. Ogni sezione esplora un aspetto cruciale del fenomeno migratorio: dalle sfide del viaggio, alla vulnerabilità nei campi, fino alla difficile riconciliazione con la propria identità in un contesto estraneo.
Il titolo Panta Rei – un’espressione attribuita al filosofo Eraclito, che significa “tutto scorre” – sottolinea la natura fluida e mutevole dell’esperienza migratoria. Questa narrazione del presente mira a far riflettere sul concetto di migrazione non solo come spostamento fisico, ma come complesso percorso esistenziale. Le storie raccontate attraverso l’installazione danno voce ai protagonisti di oggi, persone spesso invisibili e silenziate dal rumore della politica e dei pregiudizi.
Attraverso un racconto autentico e profondamente umano, la mostra spinge lo spettatore a interrogarsi su concetti di convivenza, libertà di movimento e diritto di restare. Come si legge nella nota ufficiale, il fine ultimo di Panta Rei è “fare memoria del presente”, invitando a riflettere su una realtà che riguarda tutti, ricordandoci l’importanza di non voltare lo sguardo di fronte a chi cerca un luogo in cui ricominciare.