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Patti con i Paesi d’origine e di transito, investimenti Ue per chi ferma i migranti

La Commissione Europea presenta il “quadro di partenariato per la migrazione”. Si partirà da Giordania, Libano, Niger, Nigeria, Senegal, Mali ed Etiopia. Ecco gli aspetti principali.

Strasburgo – 7 giugno 2016 – Decine di miliardi di euro di investimenti in Africa e nel Medio Oriente in cambio di collaborazione nella gestione dei flussi migratori, cioè nel non far partire o non far passare migranti e profughi diretti in Europa.  

È il “quadro di partenariato per la migrazione” presentato oggi a Strasburgo dalla Commissione Europea,  che per molti versi ricalca l’impianto del migration compact proposto dal governo italiano. Preparato dal vicepresidente Frans Timmermans e dall’ Alta rappresentante Federica Mogherini, prevede patti su misura con i Paesi di origine e di transito considerati strategici.  Si partirà da Giordania e Libano, quindi si passerà a Niger, Nigeria, Senegal, Mali e intanto si rafforzerà la collaborazione con la Tunisia e con la Libia.

I nostri partner dovrebbero garantire una gestione efficace delle loro frontiere,  riammettere i migranti irregolari espulsi dall’Ue, ma anche, scrive la Commissione, tutelare i profughi. Sul piatto ci sarebbero investimenti per 62 miliardi di euro, tra soldi dell’Ue, dai Paesi membri e, soprattutto, dai privati. Inoltre, un sistema di incentivi e penalizzazioni sarà integrato nelle politiche europee di cooperazione allo sviluppo e del commercio. 

Nella proposta si parla anche dell’apertura di “rotte legali” verso l’Europa, puntando a un programma di reinsediamento e i profughi gestito dall’Onu. Il  fatto che si sottolinei però anche la necessità di potenziare l’accoglienza in “località più vicine ai loro luoghi di origine” fa pensare che si tratterà comunque di interventi marginali rispetto ai milioni di persone fuggite dalla guerra e che già sono ammassate in Paesi dell’Africa o del Medioriente.

“La pressione migratoria è diventata la “nuova normalità”, sia per l’UE che per i paesi partner, e rientra in una crisi globale dovuta agli sfollamenti. Per rispondere insieme in modo incisivo occorre un approccio più coordinato, sistematico e strutturato, in grado di conciliare gli interessi dell’UE e quelli dei suoi partner” scrive in una nota la Commissione.

“Per porre fine alle inaccettabili perdite di vite umane nel Mediterraneo e mettere ordine nei flussi migratori – ha detto Timmermans – dobbiamo riflettere nuovamente sul modo in cui l’UE e gli Stati membri devono unire gli sforzi per collaborare con i paesi terzi”. Per Mogherini, “milioni di persone si spostano nel mondo, un fenomeno che riusciremo a gestire solo agendo a livello globale e in piena collaborazione. Per questo proponiamo un nuovo approccio finalizzato alla creazione di partenariati forti con paesi strategici”.

Ecco il testo integrale della Comunicazione sui partenariati per la migrazione (in inglese). Qui di seguito gli aspetti principali, sintetizzati in una nota della Commissione Europea: 

 

 “Impegno mirato: l’assistenza e le politiche dell’UE saranno concepite in modo da produrre risultati concreti; gli obiettivi a breve termine sono: salvare vite nel Mediterraneo, aumentare i tassi di rimpatrio nei paesi di origine e di transito, consentire ai migranti e ai rifugiati di rimanere vicino a casa ed evitare che le persone intraprendano viaggi pericolosi. Nell’immediato, l’azione con i partner mirerà soprattutto a migliorare il quadro legislativo e istituzionale sulla migrazione e a sviluppare la capacità di gestione delle frontiere e della migrazione, fornendo anche protezione ai rifugiati. Una combinazione di incentivi positivi e negativi sarà integrata nelle politiche UE nel campo dello sviluppo e del commercio, per ricompensare i paesi disposti a collaborare in modo efficace con l’Unione nella gestione della migrazione e garantire che quelli che si rifiutano di farlo ne subiscano le conseguenze.

Sostegno rafforzato: tutte le politiche, gli strumenti e le risorse dell’UE contribuiranno a sostenere il quadro di partenariato in modo innovativo, mirato e coordinato. Gioverà a questo processo anche un’intensificazione dell’impegno profuso per attuare il piano d’azione di La Valletta, compresi i suoi aspetti finanziari. Il sostegno finanziario e gli strumenti della politica di sviluppo e di vicinato rafforzeranno lo sviluppo di capacità locali, anche in materia di controllo di frontiera, procedure di asilo, contrasto del traffico di migranti e reinserimento.

Per contrastare la migrazione irregolare è di fondamentale importanza smantellare il modello operativo dei trafficanti di esseri umani. A questo scopo sarà determinante fare in modo che i rimpatri siano effettivi. Per ottenere risultati concreti occorre inoltre avvalersi dell’esperienza acquisita nell’ambito della cooperazione con la Turchia e i Balcani occidentali e con l’operazione EUNAVFOR MED Sophia. L’ulteriore distacco di funzionari di collegamento europei per la migrazione nei paesi prioritari di origine e di transito contribuirà a coordinare la cooperazione dell’UE. In alcuni punti strategici saranno completate le piattaforme di cooperazione dell’UE sul traffico di migranti.

Creare rotte legali: per dissuadere le persone dall’intraprendere viaggi pericolosi occorrono inoltre percorsi legali alternativi verso l’Europa e maggiori capacità di accoglienza umanitaria in località più vicine ai loro luoghi di origine. L’UE sosterrà l’elaborazione di un programma di reinsediamento globale guidato dall’ONU per contribuire all’equa ripartizione degli sfollati e scoraggiare ulteriormente gli spostamenti irregolari. La proposta relativa a un sistema strutturato di reinsediamento, di prossima presentazione, sarà una dimostrazione diretta dell’impegno dell’UE.

Strumenti finanziari: i mezzi finanziari stanziati per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e dello sfollamento forzato saranno potenziati, e sarà aumentata anche la flessibilità nell’attuazione dei programmi. Il nuovo approccio di partenariato combinerà in modo intelligente risorse a breve termine e strumenti finanziari a lungo termine per ottenere risultati immediati, affrontando al tempo stesso i principali fattori all’origine della migrazione. A breve termine, il Fondo fiduciario per l’Africa sarà potenziato con 1 miliardo di EUR, di cui 500 milioni di EUR attinti alla riserva del Fondo europeo di sviluppo e 500 milioni di EUR richiesti agli Stati membri. I programmi finanziari tradizionali dovrebbero inoltre essere riorientati. A più lungo termine, la Commissione propone di riesaminare in modo approfondito la portata e la natura dei modelli tradizionali di cooperazione allo sviluppo. Nell’autunno 2016 la Commissione presenterà una proposta relativa a un nuovo fondo, parte di un ambizioso piano per gli investimenti esterni, al fine di mobilitare investimenti nei paesi terzi in via di sviluppo, basandosi sull’esperienza positiva del piano di investimenti per l’Europa. A tal fine saranno mobilitati 3,1 miliardi di EUR, che dovrebbero attivare investimenti complessivi fino a 31 miliardi di EUR con la possibilità di arrivare a 62 miliardi se gli Stati membri e gli altri partner verseranno un contributo equivalente a quello dell’UE. La Banca europea per gli investimenti (BEI) sta già lavorando su un’iniziativa volta a mobilitare finanziamenti supplementari in Africa nei prossimi cinque anni. Il piano per gli investimenti esterni fornirà inoltre un’assistenza mirata per migliorare il contesto imprenditoriale nei paesi interessati.

Lavorare insieme: il nuovo partenariato fa sì che l’UE e gli Stati membri agiscano insieme per ottenere risultati. Per conseguire gli obiettivi comuni abbiamo bisogno di un impegno coordinato e di una moltiplicazione delle risorse. Gli Stati membri sono invitati a fare la loro parte mettendo a disposizione risorse finanziarie equivalenti e lavorando in partenariato con l’UE per l’attuazione dei patti”.

Stranieriinitalia.it

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