Il portavoce dell’Associazione dei Medici Stranieri in Italia racconta le difficoltà dei camici bianchi che lavorano senza passaporto italiano. Sottopagati, bloccati dalla burocrazia, mal riconosciuti. Eppure, sempre più richiesti.
ARTICOLO A CURA DI FABIO POLETTI
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Petre Mihai Baleanu, 56 anni, romeno, in Italia dal 1990, cittadino italiano, medico chirurgo con specializzazione in Ortopedia del piede, libero professionista, uno dei fondatori e oggi portavoce di Amsi, l’Associazione dei Medici Stranieri in Italia, racconta le difficoltà di sempre a lavorare qui dei 19 mila medici e 65 mila infermieri specializzati e paramedici senza passaporto italiano:
Combattiamo contro la burocrazia e la casta dei medici italiani. Se non abbiamo la cittadinanza non possiamo lavorare negli ospedali pubblici. E siccome siamo stranieri molte strutture pensano che dobbiamo essere pagati di meno.
Dottor Petre Mihai Bakeanu, quando è arrivato in Italia?
«Nel 1990, due anni dopo aver preso la laurea in Medicina all’Università di Bucarest. E siccome il mio titolo di studio non era riconosciuto in Italia, mi sono dovuto rilaureare qui, all’Università di Chieti Pescara, nel 1996. Ho dovuto dare un esame di lingua italiana, la tesi, fare l’esame di abilitazione professionale… Ho perso anni per colpa della burocrazia. Se avessi ridato tutti gli esami ripartendo da zero forse avrei perso meno tempo».
È cittadino italiano?
«Sì, solo italiano. Ho perso la cittadinanza romena perché anni fa non era prevista, nemmeno in Italia, la doppia cittadinanza. È l’unico modo per poter lavorare nel settore pubblico. Mi sono iscritto all’Ordine nazionale dei Medici negli anni Novanta. Senza questa iscrizione non avrei neanche potuto fare i corsi di formazione professionale. Così oggi ho anche un master di secondo livello ottenuto al Campus Bio-Medico di Roma oltre ad aver seguito svariati corsi negli Stati Uniti».
Lei è stato uno dei fondatori di Amsi…
«L’integrazione passa anche attraverso il riconoscimento professionale di medici e infermieri che non sono nati qui, ma che qui vogliono lavorare. Sono state battaglie infinite con la burocrazia italiana per il riconoscimento delle nostre lauree prese all’estero e per ottenere la cittadinanza. Altre battaglie le abbiamo dovuto combattere contro l’Ordine dei Medici. Noi medici stranieri che siamo in Italia vogliamo contribuire a far crescere il Paese».
Le vostre battaglie non sono finite. C’è ancora il problema dei concorsi pubblici a cui non siete ammessi se non avete la cittadinanza…
«Io credo sia soprattutto un problema di protezionismo. Di difesa della casta dei medici italiani. Pensiamo alle cure odontoiatriche. Negli ultimi anni sono aumentati gli italiani che vanno nei Paesi dell’Est perché sono più competitivi. In Italia i costi degli interventi odontoiatrici non sono giustificati. In Romania la laurea in Odontoiatria esiste da 40 anni, quando in Italia era ancora solo una specializzazione di Medicina».
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