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Piantedosi: “Nel 2024 abbiamo ridotto gli sbarchi di migranti del 60%”

Roma, 2 gennaio 2025 – In un’intervista rilasciata ai quotidiani La Stampa e Il Secolo XIX, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha passato in rassegna i principali dossier che impegnano il Viminale in questi mesi di fine anno. Dalle tensioni internazionali e i rischi connessi al terrorismo, fino alle prospettive politiche interne – compreso un eventuale rimpasto di governo – Piantedosi non ha mancato di far sentire la propria voce su sicurezza, migrazioni e giustizia.

La sicurezza interna e il rischio terrorismo

Il titolare del Viminale non nega che «il clima internazionale sia peggiorato» a causa dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, con inevitabili ripercussioni sulla tenuta dell’ordine pubblico in Italia. Tuttavia, Piantedosi ha sottolineato che al momento «non abbiamo notizie né allerte specifiche su iniziative ostili di tipo terroristico». Le forze di polizia, assicura, hanno innalzato la guardia sugli obiettivi sensibili e viene costantemente monitorato il profilo di soggetti sospetti, in modo da intervenire con espulsioni rapide qualora emergano pericoli concreti. «Non è il caso di fare allarmismi», aggiunge il Ministro, ma la prevenzione resta massima.

Il caso di Cecilia Sala in Iran

Tra i temi più delicati c’è l’arresto di Cecilia Sala in Iran. Secondo Piantedosi, la “riservatezza” è l’arma più efficace per favorire il suo rilascio: «Il Ministero degli Esteri e l’intelligence lavorano giorno e notte per riportarla a casa. Contiamo di riuscirci prima possibile». Una questione internazionale che vede l’Italia impegnata in via diplomatica, cercando di evitare qualsiasi forzatura che possa complicare la situazione.

Centri in Albania e i contrasti con parte della magistratura

Uno dei nodi più discussi è il progetto dei centri per migranti in Albania, che secondo l’opposizione rappresenterebbe uno “spreco di milioni di euro”. Piantedosi replica difendendo la validità dell’iniziativa e attribuendo i ritardi ad alcune decisioni della magistratura che, a suo dire, avrebbero mostrato una «contrarietà preventiva» al trasferimento dei migranti in territori considerati “paesi sicuri”. Il Ministro vede però spiragli positivi in una recente pronuncia della Cassazione che, dice, «ha dato una prima importante smentita alle tesi contrarie». L’obiettivo resta quello di «riprendere al più presto i trasferimenti», mentre, sottolinea, l’azione di contrasto alle partenze da Libia e Tunisia starebbe già dando buoni frutti.

Il bilancio di un anno di gestione migratoria

Il Ministro ha rivendicato un sostanziale calo degli arrivi irregolari: «Nel 2024 abbiamo ridotto gli sbarchi del 60% rispetto all’anno precedente e del 38% rispetto al 2022». Sono cresciuti anche i rimpatri, con un +16% rispetto agli anni scorsi. Piantedosi evidenzia «la stretta cooperazione con le Forze di polizia dei Paesi di origine e transito», un fattore che avrebbe contribuito a bloccare quasi 200mila migranti in partenza da Libia e Tunisia. «Stiamo inoltre sostenendo questi stessi Paesi – spiega il Ministro – nei progetti di rimpatrio volontario assistito».

La sentenza Salvini sul caso Open Arms

Uno dei passaggi più significativi dell’intervista riguarda l’assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms. Piantedosi, che all’epoca era capo di gabinetto del Viminale, ricorda in modo critico l’atteggiamento di quella ONG, che giudica «ostile e volto a condizionare la linea politica del governo». Per il Ministro, «il processo non avrebbe neanche dovuto cominciare», poiché «si voleva mettere sotto accusa la politica migratoria di un governo». L’assoluzione, afferma, «ne è la logica conseguenza».

Rimpasto di governo e possibili scenari futuri

Sulle voci di un possibile rimpasto a Palazzo Chigi, Piantedosi taglia corto: «Non mi coinvolge né mi interessa». Al centro del suo impegno resta il Viminale, «l’istituzione a cui ho dedicato tutta la mia vita». E, nonostante circolino voci sul desiderio del vice premier Salvini di tornare agli Interni, il Ministro si mostra sereno: «Capisco i sentimenti di chi ha ricoperto questo ruolo. Ma il mio compito, fino a quando mi sarà richiesto, è portare avanti il lavoro con risultati concreti».

Nessuna candidatura in Campania

Smentite, inoltre, le ipotesi di una candidatura alle regionali campane. «L’ho già detto fino allo sfinimento: non sarò candidato». Per Piantedosi, le elezioni regionali devono svolgersi secondo gli statuti, senza rinvii, e ribadisce che l’ipotesi di un suo coinvolgimento non è mai stata in agenda.

Trump, Meloni e le relazioni internazionali

Sul versante estero, c’è grande attesa per l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. «Il rapporto tra l’Italia e gli Stati Uniti è da sempre connotato da un’amicizia ispirata ai valori di libertà e democrazia», sostiene il Ministro, fiducioso che il nuovo corso americano possa trovare con il governo di Roma «un’ottima sintonia». Piantedosi elogia le “eccellenti capacità” di Giorgia Meloni nel costruire relazioni internazionali e confida che l’Italia saprà mantenere un ruolo di primo piano.

Musk e le “ingerenze” sulle politiche nazionali

Chiosa finale sulle recenti polemiche legate alle dichiarazioni di Elon Musk, oggetto di critica da parte del Presidente Mattarella e di altre autorità europee. «L’Italia sa badare a se stessa – afferma Piantedosi –. Siamo un Paese con un sistema democratico solido e un governo che non teme la libera manifestazione del pensiero, men che meno le ingerenze esterne». Se in passato ci sono stati commenti da parte di personalità straniere su questioni politiche italiane, conclude il Ministro, «non ci vedo nulla di nuovo né di preoccupante».

Un Piantedosi a tutto tondo, dunque, che respinge ogni preoccupazione allarmistica e difende le politiche migratorie del governo. E se il futuro degli Interni potrà subire cambi di guida, lui preferisce concentrarsi su azioni concrete: riduzione degli sbarchi, ordine pubblico, prevenzione del terrorismo. In attesa di capire quali saranno i futuri equilibri a Palazzo Chigi, il Viminale sembra intenzionato a tirare dritto sulla propria linea, in difesa dei confini e della sicurezza del Paese.

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