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Più semplice arrivare in Italia per i lavoratori stranieri delle multinazionali

Approvate definitivamente le nuove regole su ingresso e soggiorno di dirigenti, lavoratori specializzati e lavoratori in formazione. Avranno un permesso di soggiorno ICT 

 

Roma – 4 gennaio 2017 –  I lavoratori stranieri delle multinazionali potranno presto arrivare più facilmente in Italia e poi anche spostarsi nel resto d’Europa, grazie a nuove regole che prevedono ingresso fuori quota e uno speciale permesso di soggiorno. 

Lo scorso 23 dicembre, il Consiglio dei Ministri ha approvato definitivamente decreto legislativo che dà attuazione alla direttiva 2014/66/UE sulle condizioni di ingresso e soggiorno dei dirigenti, lavoratori specializzati, lavoratori in formazione di Paesi terzi nell’ambito di trasferimenti intra-societari. “Tra gli obiettivi del provvedimento – si legge nel comunicato di Palazzo Chigi – vi è l’introduzione di definizioni comuni e condizioni di ammissione trasparenti e semplificate per queste categorie”.

Le aziende potranno far arrivare qui il lavoratore appena ce n’è bisogno, indipendentemente dalle quote e dai tempi dei decreti flussi, presentando una domanda online di nulla osta  allo sportello unico per l’Immigrazione, che dovrà rispondere entro 45 giorni. Una procedura semplificata, e quindi presumibilmente più veloce, è prevista per  le imprese che stipulano protocolli d’intesa col ministero dell’interno. 

Una volta qui, i lavoratori avranno uno speciale permesso di soggiorno ICT (Intra-corporate transfer), della durata pari a quella del trasferimento richiesto: massimo tre anni per manager e lavoratori specializzati, massimo un anno per i tirocinanti. Indipendentemente alla durata del permesso, potranno anche portare qui i familiari con un ricongiungimento. 

In Italia potranno arrivare anche i lavoratori che hanno ottenuto un permesso ICT da un altro stato dell’Unione Europea. Per soggiorni fino a 90 giorni, basterà una semplice “dichiarazione di presenza”, mentre per quelli superiori ai 90 giorni dovranno chiedere un altro documento (permesso “mobile ICT”) ma potranno già lavorare in Italia mentre attendono il rilascio. 

EP

 

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