L’università italiana rimane poco attraente per gli stranieri. Pesano la burocrazia e la carenza di borse di studio o alloggi, ma pure le prospettive occupazionali poco incoraggianti. Rapporto EMN Italia
Roma – 10 maggio 2013 – È ancora bassa, se confrontata con quella degli altri paesi europei, la presenza di studenti internazionali nelle università italiane. E l’incidenza scende man mano che prosegue il percorso accademico: è straniero 1 ogni 22 immatricolati,. 1 ogni 26 iscritti, 1 ogni 34 laureati.
A fare il punto della situazione è il sesto Rapporto dello European Migration Network Italia "Gli studenti internazionali nelle università italiane: indagine empirica e approfondimenti", presentato oggi (QUI UNA SINTESI). È stato curato dal Ministero dell'Interno e dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in collaborazione con l'Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR.
Nel periodo 2004-2012, anche a seguito dell’introduzione della laurea triennale avvenuta nell’anno accademico 2001-2002, gli studenti internazionali non comunitari sono comunque passati da 22.951 a un numero molto più elevato: 51.947. A questi vanno sommati i 5.980 iscritti a corsi post lauream e i 4.380 iscritti a corsi di alta formazione artistica, musicale e coreutica, per un totale di 62.307 studenti non comunitari. Inoltre, tenuto conto dei 17.424 comunitari, si ha un totale di 79.731 studenti.
Il rapporto aggiunge anche una stima 20mila studenti di college nord-americani venuti per un breve periodo di studio in Italia. E circa 10mila universitari, iscritti nelle strutture pontificie. Complessivamente, quindi, sarebbero circa 110mila gli studenti stranieri iscritti in Italia alla frequenza universitaria.
Un terzo degli studenti internazionali è concentrato nel Centro Italia, dove fungono da fattore di attrazione le università di Roma, Firenze, Pisa, come anche quelle per stranieri di Perugia e Siena. Economia, Ingegneria e Medicina e Chirurgia sono le facoltà che i non comunitari trovano maggiormente interessanti e che, perciò, totalizzano quasi la metà degli iscritti. Al quarto posto si colloca la facoltà di Lettere e Filosofia, mentre sempre più richiesta sta divenendo la laurea in Infermieristica.
Notevole difficoltà persiste nell’accesso agli studi post lauream, come per esempio le scuole di specializzazione medica, essendo richiesto ai fini dell’ammissione il possesso della cittadinanza italiana: questo ostacolo vale anche per i giovani figli di immigrati residenti in Italia. Infatti, nell’archivio del MIUR tra gli studenti internazionali sono inclusi anche i giovani che risiedono in Italia e, dopo aver ottenuto il diploma, si iscrivono all’università (31,0% degli iscritti stranieri).
Tra i fattori che ostacolano una maggiore presenza il rapporto cita: le difficoltà connesse alla programmazione dei flussi e l’incertezza del rilascio dei permessi di soggiorno per motivi di studio; le difficoltà burocratiche per la concessione dei visti di ingresso in Italia; il complesso meccanismo di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero; lo scarso numero di borse di studio erogate; la carenza di residenze universitarie (i posti letto disponibili sono pari al 2,8% della popolazione universitaria); la scarsa conoscenza della lingua italiana prima di venire in Italia; la limitata diffusione di corsi in inglese.
“Probabilmente – sottolineano però i ricercatori – il numero contenuto di studenti internazionali in Italia non va attribuito a problemi intrinseci al sistema universitario stesso, ma piuttosto al fatto che gli sbocchi professionali per i laureati in Italia sono limitati. È risaputo, infatti, che chi sceglie di frequentare gli studi universitari all’estero lo fa spesso prevedendo poi di restare a lavorare nel Paese dove conseguirà il titolo. Pertanto, molti giovani stranieri cercano una diversa destinazione per compiere i loro studi così come quelli italiani, ultimati gli studi, si recano all’estero per rimediare al carente collegamento tra mercato occupazionale e sistema universitario”.
“È indispensabile che il “sistema Italia” si configuri attrattivo anche a livello professionale e si presenti come uno sbocco promettente per una maggiore quota di studenti internazionali che hanno compiuto o completato qui la loro carriera, facendo dell’Italia una “azienda internazionale”, cosa che già attualmente avviene ma solo a livelli più bassi o per realtà ristrette. L’Italia, infatti – conclude il Rapporto – a differenza di altri Paesi, solo in misura contenuta trattiene gli studenti internazionali, mentre la maggior parte rimpatria con beneficio per i Paesi di origine e anche per i rapporti internazionali dell’Italia.