La legge di stabilità sposta di altri sei mesi la scadenza dei contratti. “Non festeggiamo, dopo dieci anni di precariato vogliamo essere stabilizzati”
Roma – 20 dicembre 2012 – Alla fine è arrivata l’ennesima proroga. La scadenza dei contratti di seicentocinquanta lavoratori a tempo determinato che si occupano di immigrazione presso Questure e Prefetture è stata spostata di altri sei mesi. Poi, come sempre, chissà.
È tutto scritto nel maxiemendamento alla legge di stabilità sul quale stamattina il governo ha incassato la fiducia al Senato. Uno dei suoi tantissimi commi (qui sotto il testo completo) sposta dal 31 dicembre 2012 al 30 giugno 2013 la scadenza di quei contratti a tempo determinato, richiamandosi alla solita sacrosanta necessità di “assicurare l’operatività degli Sportelli Unici per l’immigrazione delle Prefetture e degli uffici immigrazione delle Questure”.
Per pagare per altri sei mesi i precari dell’immigrazione sono stati stanziati poco più di dieci milioni di euro. Anche stavolta verranno recuperati dalle somme del Fondo di solidarietà per le vittime della mafia, del racket e dell’usura rimaste inutilizzate.
La proroga era attesa, tra l’altro dei giorni scorsi circolava l’ipotesi che fosse almeno di un anno, e oggi sono davvero pochi a brindare. “Festeggeremo quando finalmente si arriverà a una nostra stabilizzazione. Siamo dispiaciuti ed esterrefatti di fronte all’ennesimo rinvio della soluzione del problema” dice Alessia Pantone, copresidente del Comitato in cui si sono riuniti i seicentocinquanta lavoratori.
“Nel 2013 – ricorda Pantone – celebreremo dieci anni di precariato. Pensiamo di avere diritto a qualcosa di più dell’ennesima proroga di sei mesi, e avevamo sperato che questa fosse la volta giusta, che questo governo tecnico potesse davvero cambiare qualcosa. Non è andata così”.
Elvio Pasca