Premiata la storia del ballerno albanese, raccontata nel suo libro "Meglio di una favola la mia vita". L’intervista di Stranieriinitalia.it
Roma – 26 maggio 2009 – Tra i vincitori del Premio letterario Elsa Morante Ragazzi quest’anno c’è un inedito Kledi Kadiu. Di lui si sa per lo più che è un bravissimo ballerino di origini albanesi, lanciato da Maria de Filippi. Ma la storia di Kledi prima di diventare famoso e prima di essere l’idolo di tante ragazze, è poco conosciuta. Ora, lui l’ha raccontata nel libro autobiografico “Meglio di una favola la mia vita”.
Il romanzo, nato dietro una proposta della Mondatori, si è aggiudicato il posto sul podio dei vincitori decretati dalla giuria presenziata da Dacia Maraini. In seguito a Kledi è andato anche il titolo di supervincitore (ex aequo con Ornella Della Libera per ”Florian del cassonetto, storia di un piccolo rom”), deciso dalla giuria popolare composta da studenti di scuole secondarie inferiori e superiori della Campania.
In occasione della premiazione Kledi si è proposto non come esempio di qualcuno che ha raggiunto il successo ma come qualcuno che ha sofferto per realizzare il proprio sogno, affrontando, nel nome di un obiettivo da realizzare, dolore e difficoltà, e puntando tutto sull’istinto a sostegno di una passione forte.
“Nel libro – spiega il ballerino – volutamente non ho parlato del mio presente. Non volevo essere acclamato per ciò che sono adesso, ma volevo si sapesse come ero, qual’era il punto di partenza. Non è tutto rose e fiori”. Così Kledi racconta a Stranieriinitalia.it questa nuova esperienza artistica.
Come è stato mettere nero su bianco la tua vicenda personale?
Io non sono uno scrittore. Il libro è stato scritto a quattro mani, o meglio io ho buttato giù degli appunti e ho raccontato il mio passato a un mio caro amico, Luca De Donno e lui l’ha tradotto in un romanzo. Colgo l’occasione per ringraziarlo perché è lui i vero artefice.
Di solito prima nasce il libro, e poi segue il film. Nel tuo caso è accaduto il contrario. “Meglio di una favola la mia vita” arriva dopo “Passo a due”.
Sono due cose completamente diverse. Il film doveva essere autobiografico, ma poi non lo è stato. Lì io ho interpretato il ruolo del protagonista con il quale avevo in comune quasi solo l’essere ballerino.
Il libro verrà tradotto il albanese?
Si. Le pratiche per la sua pubblicazione in Albania sono già state avviate e molto presto si vedrà nelle librerie albanesi.
Pensi che la tua storia possa servire per vedere gli immigrati con occhi diversi?
La storia che ho raccontato è quella di tanti miei connazionali, non ha una morale, è solo una storia. Ma il lettore può trovare elementi per riflettere se lo vorrà. Se è vero che non è tutto oro quello che luccica è anche vero il contrario. Ogni popolo ha un proprio passato, una storia e un’identità e questo va rispettato. Mentre oggi c’è sempre meno dialogo, meno comprensione e rispetto. Andiamo verso un mondo di fatto sempre più multietnico, eppure ogni giorno succedono cose assurde.
Cosa pensi della situazione attuale che si è creata in Italia nei confronti degli immigrati?
Vedo una situazione estrema, di ronde, violenza e guerra contro i cittadini stranieri. Io faccio parte degli immigrati diciamo ‘privilegiati’, ma vedo cosa succede dalla cronaca e dai racconti dei miei amici. Sembra che si deve per forza parlare male di un altro paese o popolo, prima si prendevano di mira gli albanesi, ora i romeni, domani chissà a chi toccherà. Invece ci sono tanti esempi di immigrazione positiva, ma se ne parla sempre meno. L’intelligenza sta nel capire e reagire, ognuno singolarmente.
Se un tuo connazionale volesse fare il tuo percorso oggi, sarebbe diverso?
Probabilmente sì, le situazioni cambiano. Ad ogni modo molto dipende dalla persona. Io sono stato fortunato, ma ho avuto successo anche perché – oltre a essere un bravo ballerino – sono educato, disciplinato, diplomatico. Insomma è un fatto anche caratteriale. Almeno per una cosa bisogna prendere esempio dall’America: chi ha capacità va avanti.
Perché “Meglio di una favola la mia vita” ha vinto?
Qualcuno ha polemizzato dicendo che ho vinto perché sono famoso, ma non è così. Almeno mi piacerebbe che non fosse così. Penso che il fatto di essere famoso sia un’arma a doppio taglio proprio perché si vuole sfatare il pensiero comune che uno come me parte vincitore. E io penso che questa volta non ha vinto Kledi, il ballerino, ma il libro, che racconta una storia uguale a tante altre.
La trama di "Meglio di una favola la mia vita"
Quando è salito sulla "Vlora", la nave tristemente nota che dall’Albania trasportava un carico disumano di esseri umani, Kledi aveva solo un paio di pantaloncini, delle infradito consumate, e una grandissima passione per la danza. Aveva anche un sogno, ma non osava nemmeno sperarlo. La storia di Kledi Kadiu, nato a Tirana, ballerino, è come una favola. Anzi meglio. Arrivato in Italia come tanti suoi connazionali, stipato su una nave stracolma di disperati, ha vissuto sulla sua pelle le difficoltà della vita da clandestino, le diffidenze e lo sfruttamento. A sostenerlo sempre una passione bruciante per la danza, che lo aveva portato a diplomarsi, in un clima di estrema severità, all’Accademia di Tirana. La fortuna arriva nel 1997 ed ha la faccia di Maria De Filippi, che ne apprezza il talento artistico e umano e lo lancia come primo ballerino dei suoi programmi. Da lì il successo, televisivo e teatrale, e il ritorno in Albania acclamato come un eroe nazionale.
Antonia Ilinova