La legge non prevedeva restrizioni, che però ora vengono introdotte con una circolare. E così si lasciano senza premio la metà delle mamme immigrate
Roma – 28 febbraio 2017 – Il premio non sarà per tutti. Gli 800 euro che da quest’anno lo Stato riconosce a ogni mamma che dà alla luce o adotta un bambino andranno anche alle mamme straniere, ma solo se hanno in tasca la carta di soggiorno.
Secondo l’ultima legge di stabilità (l 232/2016), a partire “dal 1º gennaio 2017 è riconosciuto un premio alla nascita o all’adozione di minore dell’importo di 800 euro”. Si aggiunge al cosidetto bonus bebè, “non concorre alla formazione del reddito complessivo”, quindi non è tassato, ed “è corrisposto dall’INPS in unica soluzione, su domanda della futura madre, al compimento del settimo mese di gravidanza o all’atto dell’adozione”.
La legge non aggiunge altro, ma è molto chiara. Per come è scritta, il premio dovrebbe andare, indipendentemente dal reddito, a tutte le famiglie regolarmente residenti in Italia, italiane e non. A questo punto mancavano solo le indicazioni su come le neo mamme avrebbero potuto presentare le domande.
Ieri l’Inps ha diffuso una circolare dove quelle indicazioni non ci sono (“con successivo messaggio – promette – saranno fornite le specifiche istruzioni”), ma intanto si fissano nuovi requisiti per accedere al premio. Sono gli stessi previsti per il bonus bebè, già ripetutamente bocciati come discriminatori dai tribunali.
“Il premio alla natalità – scrive l’Inps – è riconosciuto alle donne gestanti o alle madri che siano in possesso dei requisiti attualmente presi in considerazione per l’assegno di natalità di cui alla legge di stabilità n. 190/2014 (art. 1, comma 125):
– residenza in Italia;
– cittadinanza italiana o comunitaria; le cittadine non comunitarie in possesso dello status di rifugiato politico e protezione sussidiaria sono equiparate alle cittadine italiane;
– per le cittadine non comunitarie, possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo […] oppure di una delle carte di soggiorno per familiari di cittadini UE”;
L’Inps chiede quindi arbitrariamente alle straniere la carta di soggiorno e così lascia senza premio circa la metà delle mamme. Se però non farà marcia indietro, finirà di nuovo tribunale a difendersi da altri ricorsi anti discriminazioni e stavolta non potrà nemmeno appellarsi alla legge, che non aveva fatto distinzioni.
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